“L’incertezza macroeconomica sta mettendo sotto pressione le aziende italiane. Lo vediamo soprattutto dai tassi di default, che nel 2025 sono aumentati sensibilmente”. Con queste parole Luca D'Amico, CEO di Crif Rating, traccia un bilancio delle difficoltà che il sistema imprenditoriale italiano sta vivendo nel contesto economico attuale, intervistato da Bancaforte a Credito e Finanza 2025. Nonostante una relativa stabilità nelle erogazioni di finanziamenti rispetto all’anno precedente, il vero problema, sottolinea D’Amico, è il deterioramento della qualità del credito: “Assistiamo a un netto peggioramento della capacità delle imprese di ripagare i debiti”. Il fenomeno varia significativamente a seconda del settore e della forma giuridica delle aziende: “Alcuni settori reggono meglio, mentre altri mostrano segni evidenti di sofferenza”. Tra le principali cause, l’impatto degli scenari macroeconomici internazionali. “Pensiamo, per esempio, ai nuovi dazi introdotti dagli Stati Uniti”, evidenzia D'Amico. Nel primo trimestre 2025, infatti, “il settore automotive ha subito una forte pressione competitiva” dovuta all’aumento delle importazioni negli USA. Questo stress ha coinvolto non solo i grandi produttori di automobili, ma anche l’intera filiera produttiva italiana. “Parliamo di conseguenze dirette, come la crescita dei magazzini e tensioni sul capitale circolante netto, e indirette, che si estendono a settori apparentemente lontani come quello dei mobili, che utilizzano componenti in alluminio collegati alla filiera automotive.” Come stanno reagendo le banche a questa situazione? D’Amico vede un trend chiaro: “Le banche stanno focalizzando sempre più la loro attenzione sulle piccole e medie imprese (PMI) e sulle mid-cap, perché si tratta di segmenti profittevoli, purché adeguatamente gestiti.” La differenza è data dalla capacità di identificare rapidamente le imprese migliori, usando tecnologie avanzate e modelli di servizio industrializzati: “Molte banche stanno investendo in intelligenza artificiale generativa per supportare l’analista di credito. Questo significa raccogliere informazioni da diverse fonti – bilanci, relazioni, notizie stampa – creando semilavorati utili per cogliere rapidamente i nessi causali e interpretare al meglio le situazioni”. L’uso dell’AI non si limita all’analisi iniziale: “Anche i controlli di secondo livello sfruttano tecniche di intelligenza artificiale per identificare anomalie nei processi di credito e facilitare le verifiche ex post.” D’Amico conclude sottolineando che, in un contesto così complesso, la capacità delle banche di reagire con rapidità e accuratezza sarà determinante per sostenere efficacemente il tessuto imprenditoriale italiano.