"Oggi non basta più gestire il rischio: dobbiamo imparare a gestire l’incertezza". Così Stefano Bonini, Partner di MBS Consulting (Gruppo Cerved), sintetizza la trasformazione in atto nella funzione di risk management nella videointervista rilasciata a Bancaforte in occasione di Supervision, Risks & Profitability 2025. Un cambiamento che non riguarda solo gli strumenti, ma la visione stessa del ruolo del CRO, sempre più orientato a comprendere le connessioni tra eventi complessi e a gestire l’imprevedibile. "Negli ultimi sette anni abbiamo assistito almeno a uno shock all’anno", ricorda Bonini. "Eventi geopolitici, pandemici, economici, che cambiano radicalmente il contesto di riferimento. Questo non si può più ignorare: il risk manager non può limitarsi a stimare probabilità su scenari attesi, ma deve sviluppare la capacità di leggere anche ciò che non è noto, ciò per cui non esiste ancora una storia". È la distinzione, spesso trascurata, tra rischio e incertezza: "Il rischio si misura su ciò che si conosce; l’incertezza è la mancanza stessa di aspettative. Oggi gestire il rischio significa prepararsi a ciò che non si può prevedere". Le implicazioni per il mondo bancario sono profonde. "Quando l’incertezza colpisce le imprese, la fiducia si contrae. Gli investimenti rallentano, e questo limita la capacità delle banche di fare il loro lavoro: essere partner dell’economia reale. Ecco perché serve un nuovo approccio alla valutazione del credito". Un esempio concreto? Bonini lo prende dal comparto agroalimentare: "In Toscana, dove vivo, il vino è una delle eccellenze esportate. Ma se i dazi ostacolano l’export verso gli Stati Uniti, l’impatto non riguarda solo il produttore di vino: colpisce anche chi produce bottiglie, il vetro cavo. Aziende che non esportano direttamente, ma che fanno parte della stessa filiera. Ecco, quindi, che serve uno sguardo più ampio, più sistemico". Un ruolo cruciale in questa evoluzione lo gioca la tecnologia. "Le nuove metodologie, come il machine learning, sono strumenti potenti, ma vanno compresi e governati. La tecnologia è neutra: spetta a chi la utilizza dare senso ai risultati e valutarne l’affidabilità." Bonini racconta di una ricerca condotta da MBS Consulting: "Abbiamo confrontato modelli tradizionali con quelli di apprendimento automatico nella valutazione del rischio di credito. I modelli avanzati performano leggermente meglio, ma introducono più volatilità, rendendoli meno adatti a una gestione lineare del credito". Il punto, per Bonini, è chiaro: "Non possiamo rinunciare all’intuizione e al giudizio umano. Il risk manager deve essere un interprete del contesto, capace di unire dati, logiche, relazioni e visione". In uno scenario fatto di shock ricorrenti e interdipendenze globali, la gestione del rischio bancario sta diventando sempre più un esercizio di interpretazione dell’incertezza, alla ricerca di strumenti – analitici e culturali – per leggere il futuro senza poterlo prevedere.