L’onda lunga dei Campioni
di Ildegarda Ferraro
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14 Luglio 2021
Lo sport non è solo sport. Almeno non qui e ora. Italia campione d’Europa nel calcio. A Wimbledon nel tennis ottima prova. La squadra di Atletica under 23 che vince il medagliere agli Europei con 6 ori. È un’onda lunga da cavalcare tutti
«Guarda diciamo mezzo punto di Pil. Italia campione d’Europa conta. E c’entra anche Matteo Berrettini, il nostro tennista. Lo so che non è riuscito a vincere nella finale a Wimbledon, ma ha contribuito ad una narrazione vincente. Campioni d’Europa se vinciamo, ma anche se arriviamo secondi facciamo bene». Sono passata da uno dei guru a cui chiedo per capire quanto può contare quest’onda lunga. La Coldiretti ha detto
0,7 di Pil (
vedi qui). Altre stime arrivano addirittura a livelli parecchio più alti. Il guru cui mi rivolgo è più misurato, con modelli più complessi, ma non sottovaluta il peso dell’effetto.
Tutti gli europei con noi. È così per gli spagnoli, che hanno subito detto avrebbero tifato Italia. Possono contare su di un allenatore come
Luis Enrique, che ha conquistato tutti. Uomo dalle grandi tragedie personali, come può essere la morte di una figlia di nove anni, che non perde il senso delle cose e dice che tiferà per chi lo ha sconfitto. Come ha scritto Massimo Gramellini sul
Corriere della Sera, «è un onore che un uomo così fuori dal tempo
faccia il tifo per noi. Ed è un onore ancora più grande fare il tifo per lui» (
vedi qui). Ma anche tanti altri sono stati con noi. Così i tedeschi ed anche i francesi. Penso a
Ursula von der Leyen, la Presidente della Commissione europea, con la maglia azzurra numero 27, anche lei aveva fatto sapere che avrebbe tifato Italia. Forse anche i frugali, cui diciamo non sempre siamo proprio simpatici, sono stati con noi.
L’ultima volta siamo stati Campioni d’Europa nel 1968, 53 anni fa. Il Presidente Sergio Mattarella ha sottolineato il «Grande riconoscimento a Roberto Mancini e ai nostri giocatori: hanno ben rappresentato l’Italia e hanno reso onore allo sport». E non ha aggiunto altro, ma certo il pensiero corre a esempi poco sportivi in giro. Non si sa dove sia finito il fair play e la famosa cultura sportiva britannica, viste le bandiere calpestate, l’inno fischiato e parecchio altro. Ma il commissario tecnico della nazionale, quel Roberto Mancini che piange di felicità, non prende la palla al balzo per offendere, anzi dice che capisce lo sconforto dei giocatori inglesi con 60mila spettatori in presenza, mentre noi ne avevamo 7mila.
Matteo Berrettini non ha vinto a Wimbledon e ha detto: «Non è la fine ma un inizio, sono contento della mia finale», e il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha lasciato un semplice e forte: «Noi siamo con te».
E anche la giovane squadra di atletica italiana porta a casa un medagliere da campioni (
vedi qui).
Certo è che questa narrazione tocca non lasciarsela sfuggire. «Io non so una regola di calcio», mi dice una collega, «non lo guardo e non mi piace, ma tutto questo mi fa bene». Perché lo sport non è solo sport. A fasi siamo il laboratorio d’Europa e vincenti, in altre i più complicati e i meno sugli scudi. Ora l’onda lunga c’è. E va cavalcata. E non è poco.