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07 Ottobre 2024 / 23:08
I Diari del Fintech: appunti di viaggio intorno al mondo

 
Fintech

I Diari del Fintech: appunti di viaggio intorno al mondo

di Paolo Sironi - 25 Gennaio 2019
La Cina rappresenta uno straordinario scenario per analizzare l'evoluzione della banca verso il digitale. Da alcuni anni sta infatti guidando l'innovazione dei modelli di business che riescono a estrarre valore economico dalle tecnologie, pur con contraddizioni e alcuni eccessi operativi. E ora è impegnata nella creazione di piattaforme digitali di open banking. Si apre con una riflessione su questo Paese simbolo della nuova economia digitale, la nuova rubrica mensile di Bancaforte “I Diari del Fintech: appunti di viaggio intorno al mondo” con cui Paolo Sironi, autore internazionale e FinTech Thought Leader IBM, darà ai lettori spunti di riflessioni per capire il futuro del banking
Mi sento letteralmente come Marco Polo mentre scrivo questo primo numero della nuova rubrica mensile dedicata all’innovazione fintech nel mondo. Stiamo volando a un’altitudine di 10.778 metri sopra gli Urali, di ritorno a Francoforte dalla Cina dove ho partecipato a un forum culturale dedicato alla creazione di valore per la civiltà umana nel secolo della globalizzazione digitale, ospitato nella splendida cornice del West Lake di Hangzhou che Marco Polo definì il paradiso sotto il cielo secondo un detto cinese.
L’occasione è stata per me particolarmente importante per presentare l’ultimo libro “Financial Market Transparency”, che vuole recuperare l’importanza della biologia umana dietro ogni processo di investimento, ogni interfaccia digitale o algoritmo quantitativo, al fine di costruire un sistema finanziario più equilibrato e “antifragile”. Il valore stesso dell’innovazione fintech non va cercato negli algoritmi né negli elementi tecnologici, pur importanti e differenzianti, ma soprattutto nelle finalità e nella modalità con cui essi vengono utilizzati attraverso un percorso deontologico e regolamentare basato su trasparenza e tutela dell’investitore.
Per questo la Cina offre uno straordinario contesto di analisi, nel passaggio tra comunismo e capitalismo spesso sfrenato, alla ricerca di valori cui ancorare la società nel quarantennale del processo di apertura al mondo dell’Impero di Mezzo chiamato “opening-up”, e in essi anche l’azione delle banche e degli operatori del cosiddetto TechFin (Baidu, Alibaba, Tencent). Il presidente cinese Xi Jinping ha definito il rischio finanziario un tema di sicurezza nazionale durante il congresso del partito comunista lo scorso 2017, consapevole delle opportunità ma anche dei grandi rischi finanziari che la Cina sta affrontando e con essa la comunità finanziaria internazionale.
La tecnologia ha consentito alla Cina uno straordinario percorso di integrazione e bancarizzazione finanziaria, semplicemente abilitando un miliardo di individui a ricevere e compiere pagamenti usando il proprio QR code sullo smartphone. Basti pensare che durante le 24 ore del Single Day lo scorso 11 Novembre, il corrispondente Black Friday americano dei saldi online, la piattaforma Alibaba ha gestito con sistemi di intelligenza artificiale un impressionante controvalore di vendite pari a 31 miliardi di dollari.
Il mio ruolo in IBM, espressione della thought leadership sul fintech, mi consente uno sguardo privilegiato sul mondo dell’innovazione. Oggi possiamo dividere il mondo in 3 macro aree (con una semplificazione): gli USA sono la patria dell’innovazione tecnologica (anche se la Cina sta facendo passi da gigante), l’Europa esprime particolare attenzione all’innovazione regolamentare (sempre importante per garantire uno sviluppo quanto più equilibrato e tutelante del sistema finanziario), la Cina guida l’innovazione dei modelli di business (fondamentali perché estraggono valore economico dalla tecnologia). Per questo nessun posto al mondo è più interessante della Cina per discutere il ruolo dell’innovazione digitale all’intersezione tra vecchia e nuova banca, in un processo di fortissima disintermediazione dei servizi finanziari. La mancanza di una normativa adeguata ha peraltro favorito una crescita non sempre equilibrata degli operatori non regolamentati e la crescita del cosiddetto “shadow banking” (sistema bancario ombra). Lo scorso anno il governo ha forzato la chiusura di quasi 80% delle piattaforme di P2P lending e ha implementato la centralizzazione sul sistema di pagamenti della banca centrale della raccolta di denaro degli operati BAT che detengono circa 100 miliardi di dollari flottante, ovvero i depositi della clientela necessari per la gestione dei pagamenti online e delle App digitali.
Ma un elemento rimane impresso. Ho incontrato moltissimi amici, clienti e colleghi cinesi. Soprattutto studenti, con cui ho condiviso una riflessione strategica sul tema della digitalizzazione della conoscenza attraverso l’intelligenza artificiale presso la prestigiosa Renmin University of China, dove sono membro del comitato scientifico per il fintech. L’età media dei dipendenti di Ant Financial è inferiore ai 30 anni, 350 mila ragazzi cinesi oggi studiano negli Stati Uniti e molti cervelli ritornano per lavorare nel settore della tecnologia arricchendo un paese in forte crescita e bisognoso di talenti. Un grosso impulso del cambiamento cinese è fondato proprio nella capacità di capitalizzare l’investimento in formazione e capitale umano, aprendosi al futuro seppur nelle contraddizioni politiche e con alcuni eccessi operativi.
Oggi la rivoluzione fintech cinese sta per affrontare una seconda fase più matura, quella della creazione di piattaforme digitali di open banking. Ne abbiamo parlato durante un pranzo informale nella sede di Ant Financial, brand finanziario di Alibaba, sorta proprio davanti a un complesso universitario. Il tema è fondamentale per lo sviluppo economico, che ha preso volano con la possibilità concessa a un’infinità di piccolissimi imprenditori retail di accedere ai servizi finanziari e mettere in scala la propria offerta di prodotti. Il prossimo passo saranno le soluzioni integrate per le piccole e media imprese, che si preparano a fare un ulteriore grande passo per l’internazionalizzazione del made in China. Per questo l’Europa non può ritardare il processo di adeguamento del sistema bancario. Non è in gioco un modo di fare banca ma il modo di fare economia e ricchezza per le famiglie.
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