CBI: quando la cultura diventa strategia d’impresa
di Maddalena Libertini
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26 Settembre 2025
Dalle attività per i dipendenti alle iniziative rivolte al territorio e alla partecipazione a è cultura!: il Direttore Generale Liliana Fratini Passi spiega come CBI fa della bellezza un principio generatore di benessere, inclusione e innovazione.
L'arte, sosteneva Fernando Botero, deve essere accessibile a tutti, un linguaggio universale capace di superare i confini sociali e culturali. È questo messaggio di inclusione che CBI ha raccolto durante la visita alla retrospettiva dedicata al maestro colombiano che si è svolta, a un anno dalla sua scomparsa, a Palazzo Bonaparte a Roma. La mostra è stata scelta per l'edizione 2024 de L'arte di fare squadra, il format con cui l'azienda coinvolge i propri dipendenti in momenti di condivisione tramite l'esperienza dell'arte e della conoscenza. Con lo stesso spirito del fare squadra, CBI è oggi tra gli aderenti a è cultura!, il festival permanente promosso da ABI e Acri, che mette in rete le iniziative culturali promosse da banche e fondazioni in tutta Italia.
Abbiamo intervistato Liliana Fratini Passi, Direttore Generale di CBI, per farci raccontare le diverse attività che la società consortile, che è anche società benefit, promuove: quelle interne, rivolte ai dipendenti, e quelle esterne, sostenute in coerenza con la "S" di social che caratterizza l'impegno ESG. Un approccio che tiene insieme attenzione al capitale umano, responsabilità sociale e apertura al territorio ed è guidato da una convinzione di fondo: che bellezza e cultura generino benesseretanto nella vita lavorativa quanto in quella personale e possano ispirare nuove modalità di relazione, collaborazione e innovazione.
Cosa rappresenta per CBI il concetto di bellezza?
Per CBI, la bellezza è molto più di un elemento estetico, è un principio culturale e strategico che permea ogni aspetto dell'organizzazione e ispira armonia, inclusione e crescita condivisa. La bellezza è intesa come energia generativa: crea connessioni, ispira innovazione e promuove inclusione. È ciò che consente di coniugare valori e visione, tradizione e trasformazione, razionalità ed emozione. In azienda, la bellezza si manifesta nella cura delle relazioni, nella valorizzazione delle persone e nella capacità di generare impatto positivo, promuovendo multidisciplinarità e partecipazione cognitiva. La bellezza è anche uno strumento di connessione, capace di unire mondi diversi e generare nuove prospettive. Da tutto questo deriva la scelta di CBI di vivere la bellezza nella quotidianità attraverso la partecipazione a iniziative artistico-culturali che coinvolgono i dipendenti.
Bellezza, arte e cultura non sono quindi un corollario ma sono parte integrante dell'identità aziendale. Tra le iniziative con cui avete tradotto questa idea in concreto ci sono "CBI è arte" e "L'arte di fare squadra". Ce le racconta?
Con "CBI è arte" l'azienda ha avuto il desiderio di dare forma visiva ai propri valori fondanti: innovazione, inclusione, sostenibilità e, appunto, bellezza. Per fare questo, nel 2020, CBI ha invitato una giovane artista, creativa-designer, Sara Pavani, a ideare una serie di opere grafiche ispirate alla missione e al percorso evolutivo dell'azienda. Queste 15 opere, esposte fisicamente negli spazi di lavoro e in una sezione dedicata del nostro sito, esprimono visivamente concetti come la cooperazione, la digitalizzazione, l'open innovation e la sostenibilità. L'arte di questo progetto non è solo decorazione, ma soprattutto narrazione e connessione: l'organizzazione comunica la propria visione del mondo, il proprio impegno verso l'evoluzione del sistema dei pagamenti e la propria capacità di dialogare con l'esterno, anche attraverso linguaggi non convenzionali. "CBI è arte", dunque, unisce estetica e strategia, bellezza e impatto, cultura e innovazione. È il segno tangibile di un'organizzazione che crede nel potere dell'arte come leva di trasformazione e come ponte tra impresa e società. È un incontro tra mondi diversi, in vibrante armonia. L'arte diventa così parte integrante della nostra comunicazione istituzionale.
Come avete immaginato "L'arte di fare squadra"?
"L'arte di fare squadra" è molto più di un format aziendale: è un vero e proprio viaggio collettivo che unisce arte, cultura e relazioni umane per rafforzare il senso di appartenenza e la coesione interna. Il viaggio è partito nel 2022 con la mostra romana dedicata a Van Gogh, un artista che raccontava il mondo, e la natura in particolare, con gli occhi della sua percezione trasformativa, non cercava di "imitare", ma di trasmettere la propria visione, proprio come il valore che muove CBI e le sue persone.Abbiamo continuato il nostro percorso nel 2023 con la visita alla Centrale Montemartini che con il suo chiaro esempio di audace commistione tra storia e innovazione ci ha confermato l'importanza della storia di CBI che, partendo dalle solide basi di network finanziario e competenza, è da quasi 30 anni motore di innovazione. Nel 2024 invece abbiamo esplorato il mondo artistico di Botero, che ha permesso una profonda riflessione sul valore dell'inclusione, aspetto su cui l'azienda ha lavorato molto divenendo fil rouge nel nostro anno formativo. Ogni edizione è pensata per offrire un'esperienza condivisa, che rafforza i legami tra colleghi e stimola emozioni empatiche, riflessioni e dialogo. Il format si inserisce nel più ampio percorso di Diversità, Equità e Inclusione (DE&I) promosso dall'azienda e ne incarna i valori in modo tangibile e coinvolgente: l'arte diventa un mezzo per abbattere barriere e promuovere inclusione.
Ad esempio, la visita alla mostra di Botero chiarisce bene il senso di questo team building unico nel suo genere, che unisce cultura, emozione e identità aziendale. Le sue figure tondeggianti e il suo stile esagerato ci hanno portato in un mondo popolato da uomini, donne e bambini di ogni estrazione sociale, dove l'eccesso si trasforma anche in denuncia. Il suo pensiero di "arte accessibile a tutti e non fatta per pochi eletti" racchiude il cuore della nostra politica di inclusione. "L'arte di fare squadra" è quindi un esempio concreto di come CBI traduca i propri valori in azioni, promuovendo una cultura aziendale basata su collaborazione, fiducia, rispetto e bellezza condivisa. È un invito a vivere l'arte non solo come espressione estetica, ma come esperienza trasformativa che rafforza i legami e genera impatto positivo.
In che modo queste iniziative si integrano con la strategia di sostenibilità di CBI?
CBI è una Società Benefit e considera la cultura e la bellezza come leve strategiche per il benessere collettivo. Le nostre iniziative artistiche si inseriscono nel piano di sostenibilità come strumenti di empowerment, inclusione e crescita. L'arte è anche un mezzo per restituire valore alla comunità, in linea con il nostro approccio "give back". Nel 2024, CBI ha rafforzato il proprio ruolo di promotrice della sostenibilità nel settore finanziario, condividendo esperienze e buone pratiche per ispirare altri attori a intraprendere un percorso di evoluzione responsabile.
Qual è il ruolo della comunicazione in questo percorso e come si inserisce la vostra partecipazione a è cultura!?
La comunicazione è il ponte tra valori e azioni. Attraverso rubriche tematiche, storytelling e coinvolgimento diretto, raccontiamo il significato profondo delle nostre iniziative. Ogni progetto è accompagnato da una narrazione che ne amplifica l'impatto e ne favorisce la comprensione. Comunicare la bellezza significa renderla tangibile e condivisa. In questo senso CBI ha scelto di prendere parte al progetto è cultura! promosso da ABI e ACRI per una profonda convinzione che la cultura sia un veicolo privilegiato di inclusione, consapevolezza e innovazione sociale. La partecipazione al Festival rappresenta un'estensione naturale del nostro impegno come Società Benefit, volto a generare valore condiviso non solo per l'industria finanziaria, ma per l'intera collettività. È un'occasione per raccontare la nostra identità attraverso l'arte, la bellezza e la sostenibilità, e per promuovere una visione dell'impresa come attore culturale e sociale.
Il titolo dell'edizione del festival 2025 è "è cultura! può avere effetti collaterali", che è perfettamente in linea con quello che ci ha raccontato finora. A fronte della vostra esperienza, consiglierebbe a tutti "l'assunzione" di più arte e cultura?
Assolutamente sì: arte e cultura sono vitamine per l'anima e catalizzatori di innovazione. Una dose periodica dovrebbe essere prescritta a tutte le organizzazioni. Arte e cultura non sono un lusso, ma un investimento strategico nel benessere e nella visione futura dell'impresa, sprigionando una migliore produttività.