Ancora in crescita la spesa IT delle banche
di Flavio Padovan
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9 Gennaio 2019
Aumentano gli investimenti in tecnologie da parte delle banche italiane. Negli ultimi due anni la spesa IT è cresciuta del 5,7% nel 2017 e dello 0,3% nel 2018, confermando la ripresa iniziata nel 2014. È quanto emerge dalla nuova Rilevazione sull'IT nel settore bancario italiano realizzata da Cipa e ABI. Le aree che hanno assorbito più fondi sono quelle delle Applicazioni e dei Data Center, mentre tra i processi in testa ci sono le Operation. L'insourcing rimane il modello di gestione prevalente, soprattutto tra i gruppi principali
Anche nel 2018 è aumentata la spesa delle banche per l'Information and Communication Technology, pur se in misura minore rispetto al 2017. A confermare il trend positivo degli investimenti in tecnologia è l'ultima edizione della Rilevazione sull’IT nel settore bancario italiano, curata da CIPA (Convenzione Interbancaria per l’Automazione) e ABI e pubblicata a fine dicembre (
qui il link). Un documento che offre ogni anno un importante contributo di riflessione sugli aspetti economici, organizzativi e tecnologici connessi con l’utilizzo dell’Ict nel settore bancario. Quest'ultima edizione ha analizzato 20 gruppi bancari e 46 banche, di cui 7 non appartenenti a gruppi. Il campione “gruppi” rappresenta complessivamente il 93% dell’insieme dei gruppi bancari italiani in termini di totale attivo. Di seguito alcune delle principali evidenze relative al 2017 riportate dalla Rilevazione, con le previsioni anche per l'anno appena concluso.
TCO in crescita per l'IT
Nel 2017 c'è stato un aumento significativo dell’impegno economico sostenuto dai gruppi bancari per l’IT, che conferma il trend decisamente crescente rilevato nel 2016. L’andamento del TCO (Total Cost of Ownership, cioè l’insieme di spese correnti e ammortamenti), con riferimento a un campione costante di 17 gruppi, registra infatti un incremento del 5,7%, portando il TCO complessivo a 4.233 milioni di euro.
I 5 gruppi principali riportano un aumento del TCO equivalente a quello del campione (+5,7%), mentre i 10 gruppi medi presentano una crescita leggermente inferiore (+5,1%). Hanno registrato un trend di crescita quasi doppio (+9,9%) gli altri 5 gruppi analizzati.
Le previsioni per il 2018, sempre a campione costante, confermano l’andamento positivo, seppure con una crescita molto più contenuta (+0,3%).
Aumentano i costi di integrazione
In crescita anche i costi di integrazione sostenuti da cinque gruppi in relazione a operazioni di fusione/incorporazione: nel 2017 hanno toccato i 154,7 milioni di euro, corrispondenti in media al 10,7% del relativo TCO. Nel 2018 tre gruppi prevedono costi di integrazione per un importo complessivo decisamente più basso, pari a circa 13,9 milioni di euro.
L’aumento del TCO, segnalato da quindici gruppi, risulta prevalentemente dovuto allo sviluppo di nuove iniziative. Le motivazioni principali sono infatti l’avvio di nuovi progetti, l’aumento dell’operatività e del budget IT disponibile; significative sono anche le cause legate a cambiamenti dell’assetto organizzativo del gruppo. I fattori che hanno maggiormente influito sulla riduzione dei costi IT, per i quattro gruppi che l’hanno segnalata, sono la realizzazione di risparmi su prodotti, servizi e consumi IT e la sospensione o il differimento di attività IT.
Tra le iniziative intraprese per l’ottimizzazione dei costi IT, la rinegoziazione dei contratti con lo stesso fornitore continua a essere la più efficace, seguita a distanza dalla sostituzione di prodotti, servizi, tecnologie.
Più risorse per Applicazioni e Data Center
La ripartizione del TCO per aree tematiche, con riferimento a un campione di 18 gruppi, conferma che le aree Applicazioni (51,2%) e Data Center (20%) assorbono le maggiori quote dei costi IT, seguite da Sistemi periferici e Sistemi trasmissivi. I costi per la Sicurezza IT si attestano al 3,2%, valore da ritenersi ancora sottostimato, presumibilmente a causa della difficoltà nell’isolare puntualmente tali costi.
L'analisi del TCO per fattori produttivi, riferita all’intero campione, mostra che oltre la metà dei costi IT è destinata a Servizi da terzi (52,1%), suddivisi in Outsourcing IT (26,8%), Personale esterno e consulenza (7,7%) e altri servizi (17,6%).
Il Software assorbe il 23,8% del TCO, di cui il 5,7% per Software di base e middleware e il 18,1% per Software applicativo in licenza d’uso, il Personale interno raccoglie il 12,8% e, infine, l’Hardware il 9,9%. Restringendo l’analisi ai soli gruppi Principali e Medi, che mantengono maggiormente all’interno la gestione dell’IT, si osserva che la quota relativa ai costi per Servizi da terzi scende al 47,3%: in particolare diminuisce sensibilmente la percentuale destinata all’Outsourcing (19,2%), mentre aumenta leggermente il ricorso a Personale esterno e consulenza (10,1%); crescono, di contro, le quote relative al Software (26,9%) e al Personale interno (14,7%).
L’andamento del TCO per fattori produttivi nel periodo 2013-2017, con riferimento a un campione costante di 17 gruppi, indica un generale trend di crescita: decisamente marcato per Servizi da terzi, significativo per il Software, più contenuto per Hardware e Personale interno. Le previsioni per il 2018 mostrano un ulteriore, seppur minimo, aumento del TCO per Servizi da terzi e Software e una leggera diminuzione dei costi per Hardware e Personale interno.
Operations sempre in testa
Dall'analisi della ripartizione del cash out IT (insieme di spese correnti e investimenti) per aree funzionali secondo la tassonomia di ABI Lab, emerge che sono ancora i processi di Operations ad assorbire la parte prevalente della spesa. Anzi, la Rilevazione relativa al 2017 evidenzia un'ulteriore crescita, anche se lieve, che porta la percentuale al 46,9% del totale. Seguono i Processi di supporto (23%) e i Processi di marketing, commerciali e customer service (20,2%) e, da ultimo, i Processi di governo (9,9%).
Stabile il rapporto tra le attività “core”, orientate al Business (composto dalle due aree funzionali “Processi di Operations” e “Processi di marketing”) e quelle dedicate al supporto funzionale, (cioè l'insieme dei “Processi di governo” e “Processi di supporto”). Le prime continuano ad assorbire circa i due terzi del cash out IT (67,1%), mentre un terzo (32,9%) è destinato ad attività di supporto e governo dell’azienda stessa. Il 60,6% della spesa IT è dedicato al funzionamento corrente (Run) a fronte di un 39,4% destinato al cambiamento (Change), percentuale che continua a presentare un andamento in crescita.
Il 13,1% del cash out IT totale è destinato a interventi di compliance, in particolare per adeguamenti alla Normativa mercati finanziari (2,81%), Vigilanza Banca d’Italia/BCE/EBA (2,36%) e Normativa contabile/fiscale (2,15%).
L’andamento crescente del TCO e del cash out IT si riflette anche sull’andamento degli indicatori di costo, calcolati confrontando i costi IT con le principali grandezze di conto economico e operative.
L’analisi sui profili organizzativi evidenzia che nove gruppi su venti, in aumento rispetto all’anno precedente, forniscono servizi IT all’esterno, tutti in ambito nazionale. I servizi forniti riguardano prevalentemente la gestione della Server Farm, la gestione del Mainframe, lo Sviluppo e manutenzione delle applicazioni e il Disaster Recovery.
Modelli di sourcing
Il modello di sourcing IT prevalente, soprattutto tra i gruppi principali, è l’Insourcing, adottato dal 45% dei gruppi per il governo delle infrastrutture e delle applicazioni; il 30% è in Facility management, il 10% in Outsourcing e il 15% in Full Outsourcing con un unico fornitore.
Tredici gruppi includono nella propria strategia IT la collaborazione con aziende fintech, prevalentemente sulla base di accordi commerciali e, in misura minore, tramite forme di finanziamento; gli ambiti più coinvolti sono servizi di pagamento, finanziari, di investimento e credito; significative anche le applicazioni di Intelligenza Artificiale.
Nel triennio 2015-2017 sette gruppi hanno apportato parziali modifiche al loro assetto di sourcing IT: 2 hanno internalizzato alcuni servizi, 4 invece hanno fatto ricorso a forme di esternalizzazione o joint-venture con IT vendor e un gruppo ha optato per una strategia mista. Nel biennio 2018-2019 nove gruppi hanno pianificato modifiche al proprio assetto.
Analizzando le modalità di sourcing IT adottate per i principali servizi applicativi, emerge che i gruppi tendono a mantenere prevalentemente all’interno i servizi per l’ICT governance, Sicurezza informatica, Procurement e Intranet aziendale; tra quelli prevalentemente in outsourcing spiccano Gestione carte, Monetica, Prodotti assicurativi e Personale (HRM).
Le iniziative di innovazione tecnologica a supporto dei processi bancari si concentrano soprattutto nelle aree di business (Processi di Operations e Processi di marketing commerciali e customer service). La Gestione dei canali di contatto con la clientela, nell’area marketing, si conferma in assoluto il processo maggiormente coinvolto da interventi di innovazione, soprattutto per l’introduzione di nuovi prodotti o servizi.
Personale IT
Il rapporto tra il numero dei dipendenti IT e l’intera compagine del personale, con riferimento all’intero campione, è pari in media al 4,1%. Le analisi sul personale IT, effettuate su un campione di gruppi con almeno 50 dipendenti IT, rilevano che la maggior parte del personale IT opera nell’area Applicazioni, dove rappresenta, in media, il 56,7% (in termini di FTE) di tutto il personale informatico; le altre aree tematiche assorbono complessivamente il 20,1% del personale IT e il restante 23,3% è distribuito nelle Funzioni trasversali, dove la Sicurezza IT continua ad assorbire il maggior numero di risorse (4,5%).
Forme strutturate di telelavoro o di smart working con dispositivi aziendali sono molto diffuse: il 65% dei gruppi, considerando anche le forme sperimentali, già consente il lavoro in smart working fuori dalla sede aziendale e il 45% in regime di telelavoro; in entrambi i casi tali forme di flessibilità, previste in crescita di 10 punti percentuali nel biennio 2018-2019, sono perlopiù limitate ad alcuni ruoli. Il lavoro da remoto con dispositivi personali (BYOD) risulta invece scarsamente diffuso.
Banche individuali
Il campione esaminato nell’analisi individuale è costituito da 46 banche - di cui 7 “singole”, ossia non appartenenti a gruppi o appartenenti a gruppi non partecipanti alla Rilevazione – che rappresentano il 66,6% dell’intero settore bancario in termini di fondi intermediati. Il retail banking costituisce l’attività prevalente, con una percentuale media del 61,9%; seguono, a distanza, il corporate and investment banking (25,7%) e il private banking (8%). Solo il 6,5% delle banche mantiene al proprio interno il governo delle infrastrutture e delle applicazioni, identificandosi nel modello Insourcing, a fronte di un 80,5% che ricorre all’Outsourcing, di cui il 37% con unico fornitore (Full Outsourcing); il residuo 13% si basa su un modello “misto”, affida cioè all’esterno le infrastrutture del Data Center e mantiene invece internamente la gestione delle applicazioni (Facility management).
Esaminando in dettaglio le scelte di sourcing effettuate dalle banche per le infrastrutture del Data Center (Hardware e Software di base) emerge che, per oltre la metà del campione, la proprietà, lo sviluppo/evoluzione e la manutenzione/gestione corrente sono in carico a una Società strumentale del gruppo CIPA, poco meno di un terzo si affida a uno o più fornitori esterni mentre circa una banca su dieci possiede, sviluppa e gestisce internamente il proprio Data Center. Un andamento simile si osserva anche nelle scelte di sourcing per le Applicazioni, dove tuttavia si riscontra una maggiore propensione delle banche a mantenere internamente la proprietà del software e a delegare all’esterno le funzioni di sviluppo/evoluzione e manutenzione/gestione. La ripartizione dei costi IT per aree tematiche, su un campione di 41 banche, mostra che oltre la metà del TCO viene assorbita dalle Applicazioni (50,4%) e poco meno di un quarto dal Data Center (23,5%); seguono Sistemi periferici (11,4%), Sistemi trasmissivi (7,8%), Sicurezza IT (3,1%) e altri costi IT (3,9%). Il dato sulla sicurezza – precisano però gli analisti - “è un valore è da ritenersi ancora sottostimato, presumibilmente a causa della difficoltà nell’isolare puntualmente questa tipologia di costi”.
La ripartizione dei costi IT per fattori produttivi evidenzia che il 79,7% del TCO è assorbito da Servizi da terzi, forniti per il 58,5% da una componente bancaria o società strumentale del gruppo di appartenenza e per il 21,3% da una Società esterna.