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02 Luglio 2025 / 00:26
Anche i dinamici vanno in vacanza. Per riposare, dormire, forse sognare

 
Fintech

Anche i dinamici vanno in vacanza. Per riposare, dormire, forse sognare

di Ildegarda, Ferraro - 3 Agosto 2017
Noi italiani non siamo pigri. Lo dimostra una recente ricerca dell’Università di Stanford, che mappa i passi che le persone fanno in 46 Paesi del mondo e che ci colloca al tredicesimo posto. Ma un po’ di riposo è sano. Come dormire. E anche in questo può entrare la tecnologia e lo smartphone
Italiani gente attiva. Lo dice il nostro smartphone, il telefonino che ormai è parte di noi, è al nostro fianco e rileva la traccia dei nostri passi. E proprio sui passi registrati si basa la ricerca dell’Università di Stanford che chiarisce che siamo meno pigri di quanto non si possa pensare. Siamo al tredicesimo posto nella mappa mondiale di 46 paesi. Potremmo fare meglio, ma siamo certamente lontani dai primi della lista che muovono davvero pochi passi al giorno.
L’analisi, pubblicata su “Nature”, dice che la media mondiale è di 4.961 passi. Noi in Italia ci attestiamo a 5.296. L’ideale sarebbe 10 mila passi per star bene. Si è parlato parecchio della ricerca anche da noi, insieme ai consigli per far tesoro delle scale e di una passeggiata in più (leggi qui). Do un’occhiata al mio smartphone e vedo che ho una media di 9.900 passi al giorno. Insomma, sto messa bene, anche se oggi sono ancora ferma a 6.748. Ma posso ancora mettermi in pari.

La pigrizia del mondo

L’Università di Stanford, facendo tesoro dei dati che emergono dai telefonini, è riuscita a mappare i passi nel mondo. I più attivi sono ad Hong Kong, vengono poi i cinesi, giapponesi, sud coreani e chi è a Singapore. Seguono gli europei, partendo da Ucraina e Russia, spagnoli, svedesi, svizzeri, abitanti di Gran Bretagna e noi italiani. Chi cammina meno è in Indonesia, Arabia Saudita, Malesia, Filippine, Sud Africa, India, Pakistan e parecchi paesi dell’America Latina.
Le donne camminano meno degli uomini. La “walkability”, la “camminabilità” delle città può mitigare questa differenza di genere, nel senso che città con aree pedonali, parchi, zone adatte ai pedoni vedono una maggiore partecipazione anche delle donne.
Lo studio parte e arriva allo smartphone. La conclusione è infatti che il telefonino può permettere di avere un quadro preciso della propria attività. Di qui la possibilità di mettere a punto iniziative mirate per quelle fasce della popolazione che con poco movimento hanno più rischi di salute. Insomma, smartphone e tecnologia per piani per prevenire le malattie, promuovere il movimento e la vita sana, ridurre i rischi di obesità e anche l’ansia e la depressione.

In vacanza per riposare, rilassarsi e dormire

Ovviamente in una vita dinamica è compresa una sana vacanza, per riposare e anche dormire. Sembra che rilassarsi sia ormai una questione capitale. E la via più semplice è ancora la sana vecchia respirazione cadenzata che aiuta ad attivare la calma (vedi per esempio qui).
Dormire pare sia diventata una delle cose più complicate. Articoli e libri spiegano come fare, quasi fosse una scienza esatta da apprendere. Francesco Peverini nel libro “È facile dormire se sai come farlo” dice che “il sonno è diventato un vero lusso, desiderato e apprezzato da chi gode poco o nulla di questa impalpabile ma infinita e reale ricchezza … Dormiamo meno e peggio rispetto al passato: accade al 40% degli adulti e al 70% dei bambini e degli adolescenti”. È il disturbo del sonno e circa il 20% degli italiani ne soffre. Anche se i numeri in questo campo sono molti e vari: quattro milioni di italiani sarebbero insonni cronici e l’area del sonno preoccuperebbe fino ad un 30% di abitanti nel nostro Paese.
Appaiono manuali ed articoli su questa “età dell’insonnia” e sulle vie per uscirne, almeno da un punto di vista personale (clicca qui). Raffaella De Santis su Repubblica ha dedicato un lungo servizio al tema, raccontando che “i disturbi del sonno sono così diffusi che chi dorme bene è oggetto d’invidia, di sguardi increduli”. E ancora che “nelle università americane da tempo esistono cattedre dedicate al sonno: la prima risale al 1971, creata alla Stanford University da Wiliam Dement. E tra le letture in voga oltreoceano ci sono i cosiddetti “insomnia memoire”, confessioni sul tipo di “Wide Awake” in cui Patricia Morrisroe racconta in modo umoristico la sua odissea di insonne, tra rimedi, ipnoterapisti e perfino maghi”.
Sono apparsi di recente “Dormire, forse sognare” di Piergiorgio Stata e “Sonno facile” di Shawn Stevenson o anche “Il potere del sonno” di Richard Wiseman.
Diciamo che le analisi sono un po’ più articolate rispetto al vecchio consiglio di contare le pecore. Gli stimoli digitali avrebbero peggiorato parecchio le cose. Ma il bello è che così come il telefonino ci aiuterà a stare in forma sarà proprio il digitale, che può essere in contrasto con il sereno riposo, potrà forse aiutarci (leggi qui). App, gadget, smartwatch per dormire meglio combattono con noi la battaglia per riconquistare il nostro sonno.
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