Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da uno scenario macroeconomico di grave incertezza che i modelli IFRS 9, pensati prima della pandemia Covid, non sono stati in grado di raccogliere. Pertanto a partire dai primi bilanci del 2020, quindi durante la pandemia, le banche sono state costrette a fare degli overlay adjustment, ovvero degli aggiustamenti alle risultanze dei modelli di impairment IFRS 9, in quanto i modelli non erano in grado di internalizzare al loro interno le dinamiche di incertezza. Ne parla Emanuele Berselli, Partner Financial Services BDO Italia nella videointervista rilasciata a Bancaforte in occasione di Supervision, Risks & Profitability 2024.
"Queste dinamiche di incertezza - continua Berselli - sono poi proseguite e negli anni successivi si sono susseguite ulteriori crisi, a partire dalla guerra russo-ucraina che ha dato una grossa spinta inflazionistica e un incremento nel costo delle materie prime. Anche questi fattori non erano in nessun modo prevedibili e internalizzabili all'interno dei modelli di impairment IFRS 9 e quindi le banche hanno continuato a dover effettuare degli interventi manuali alle risultanze dei modelli di impairment IFRS 9".
La reazione dei regulators è stata focalizzata nell'andare a individuare quanto fossero soggettive queste misure di aggiustamento e le raccomandazioni sono state quelle di internalizzare e di modelizzare questi aggiustamenti, in modo appunto da evitare un'eccessiva soggettività e anche politiche di bilancio.
Gli overlay adjustment - sottolinea Berselli - pesano ancora in maniera significativa sul totale delle svalutazioni effettuate dalle banche sui crediti in bonus, in alcuni casi addirittura con percentuali superiori al 50%. È pertanto fondamentale che questi tipi di adjustment vengano in qualche modo focalizzati e modelizzati e sia presente una forte governance all'interno della banca, in modo da non poter lasciare spazio agli amministratori di poter effettuare politiche di bilancio su questa voce.