Nel panorama attuale, gli scenari avversi sono diventati parte integrante della normalità con cui devono fare i conti le banche. Lo ha sottolineato Franco Fiordelisi, Professor of Finance presso University of Essex e Università Roma Tre, moderatore della sessione “Pronti per gestire gli scenari avversi?” a Supervision, Risks & Profitability 2025.
«Fino a qualche anno fa gli eventi avversi erano considerati rari. Oggi, invece, sono la nuova normalità. E le banche stanno imparando a conviverci e a gestirli», afferma Fiordelisi. L’attenzione degli operatori, delle autorità e delle società di consulenza si è spostata verso una gestione strutturata della complessità, alimentata da un contesto globale sempre più incerto.
Geopolitica, clima, incertezza economica e dazi: i fattori di rischio sono aumentati esponenzialmente. «Oggi contiamo 56 conflitti nel mondo con il coinvolgimento diretto di 92 Paesi. E lo scenario politico ed economico resta instabile. Solo un anno fa, nessuno prevedeva l’impatto di una rielezione di Trump sulle politiche commerciali internazionali», evidenzia il professore.
Ma le banche stanno reagendo. «Stanno evolvendo gli strumenti di analisi e previsione – prosegue – grazie alla disponibilità crescente di dati, all’uso dei big data e all’applicazione dell’intelligenza artificiale». Cambia anche il paradigma dell’analisi: «Non è più questione di simulare uno scenario avverso, ma di capire quale scenario privilegiare tra tanti possibili», osserva Fiordelisi.
Una complessità crescente, che si riflette negli strumenti adottati per dare risposte efficaci: dallo scenario analysis alla gestione dinamica dei buffer di capitale, fino alla revisione delle strategie di derisking. «Oggi le banche sono molto più consapevoli. E c’è un’attenzione congiunta da parte di tutti gli attori – operatori, vigilanza, consulenti – per essere pronti a reagire con tempestività e visione sistemica».
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