Sta attraversando un momento molto positivo il settore bancario italiano come dimostra il dato del ROE che si attesta in media intorno al 14,1%. L’attuale componente di redditività va letta, secondo Lorenzo Bocchi, Managing Director di Prometeia, come un indicatore della crescita della resilienza del settore a fronte delle crisi che si sono susseguite negli ultimi dieci anni, ma anche della sua capacità di cogliere le opportunità dello scenario di tassi favorevoli in virtù del proprio modello di business commerciale.
“Le ultime trimestrali hanno evidenziato come per le prime sette banche commerciali l'utile complessivo sia passato da 5 miliardi di euro nel primo trimestre dell'anno scorso a ben 6,3 miliardi di euro quest'anno. Al termine di quella che noi definiamo la stagione del margine di interesse, bisognerà disegnare nuove strategie di business per sostenere il ROE che avrà necessariamente una dinamica in calo. Prevediamo, infatti, che alla fine del 2026 scenderà al 6% quindi ben inferiore al costo di capitale richiesto dagli azionisti”, commenta Bocchi.
Senza sottovalutare i rischi emergenti come quelli Cyber o ESG, in vista dell’arrivo di questa nuova fase sarà importante per le banche proteggere e monitorare le vulnerabilità legate a rischi più tradizionali. “Bisognerà tenere sotto controllo il rischio di tasso di interesse in un contesto di volatilità crescente. Ci saranno, però, anche in questo caso opportunità da cogliere perché gestire in maniera oculata un potenziale processo di disintermediazione dal lato del passivo, per effetto delle dinamiche dei conti correnti, può costituire un'occasione per trasformare la componente di liquidità, che è molto elevata nei bilanci delle famiglie, in forme di risparmio più profittevoli a sostegno anche del flusso commissionale che le banche devono incrementare per le attività del futuro”.
Un ulteriore elemento di rischio è costituito dal costo del rischio di credito legato al comparto immobiliare, che copre circa il 20% del totale degli attivi finanziati alla clientela, con particolare attenzione al commercial real estate. “Su questo fronte le banche italiane sono meno esposte di quelle statunitensi e dell’Estremo Oriente, però comunque è un aspetto da tenere in considerazione”, conclude Bocchi