"Negli ultimi anni l'Italia si è caratterizzata per livelli di formazione continua particolarmente bassi rispetto agli altri Paesi europei. Un dato che deriva dalla mancanza di un sistema coordinato di politiche aziendali e politiche pubblice per la formazione", spiega Rossella Cappetta, Dipartimento di Management e Tecnologia dell'Università Bocconi, che Bancaforte ha incontrato a margine del FORUM HR promosso dall'ABI (guarda qui lo Speciale).
Due i principali modelli a cui è possibile fare riferimento secondo Cappetta: innanzitutto quello statunitense, in cui la parte pubblica è molto importante, con un forte coordinamento tra le politiche formative e quelle industriali e investimenti mirati su alcuni settori con grandi scuole di formazione a metà tra pubblico e privato. E poi quello che fa riferimento all'esperienza di Toyota, in cui è centrale il ruolo dell'azienda focale all'interno di una filiera che si prende carico della formazione non solo dei propri dipendenti, ma anche di quelli di tutta la catena del valore, assumendosi una responsabilità sociale.
Per quanto riguarda il ruolo delle parti sociali, per Cappetta sono cruciali sempre, ma ancora di più in Paesi come l'Italia in cui la dimensione d'impresa è piccola e quindi la scala dei sistemi di formazione aziendale non è adeguata. "Per questo dovremmo far leva sulle associazioni datoriali e su quelle sindacali affinché tante persone possono convergere rispetto a percorsi di formazione di qualità per scala, risorse e strumenti a disposizione", conclude Cappetta.