Al Salone dei Pagamenti 2025, dove l’intelligenza artificiale è stata protagonista in ogni sessione, Pasquale Ambrosio, Partner di KPMG Advisory, torna su un tema che un anno fa aveva anticipato proprio da questo palco: l’arrivo degli agenti autonomi. Allora sembrava una prospettiva futuristica, oggi invece è già realtà operativa.
«Lo scorso anno l’avevamo annunciato forse con un po’ di anticipo», racconta Ambrosio. «Ma sommando le esperienze emerse oggi, ci siamo resi conto che gli agenti autonomi possono essere già applicati in diversi contesti del mondo dei pagamenti. Alcuni operatori li utilizzano per gestire meglio le frodi o i processi di back office. Sono già un nuovo asset, un abilitatore di efficienza ed efficacia».
Il problema, spiega Ambrosio, non è la tecnologia, ma la capacità del settore di essere pronto. «Gli agenti autonomi rientrano nella classe IT 2.0», osserva. «Un’evoluzione così discontinua richiede architetture solide, modernizzate, capaci di integrarsi con questi strumenti. Il mondo dei pagamenti è in continua evoluzione, ma proprio questa evoluzione ha lasciato in eredità asset ancora obsoleti. Per cogliere le opportunità dell’AI serve modernizzare ora». Non farlo, aggiunge, significa lasciare spazio ad altri. E gli “altri” si stanno muovendo molto velocemente.
«Un mese fa OpenAI è diventata una società a scopo di lucro», ricorda Ambrosio. «E ha lanciato agenti di e-commerce e fast checkout direttamente nella sua piattaforma. Potremmo trovarci ChatGPT che diventa contemporaneamente fonte di informazione, motore di ricerca, portale di e-commerce e anche strumento di pagamento. E tutto questo facendo leva su informazioni che vengono analizzate, valorizzate e trattenute».
Come reagire a questa concorrenza, soprattutto da parte di player nativamente tecnologici? Ambrosio sintetizza così la strategia: velocità, collaborazione e visione aziendale. «Serve consapevolezza», afferma. «Bisogna essere veloci, ma per andare lontano non si può correre da soli. Le aziende devono abbracciare l’innovazione a tutti i livelli, non solo in un singolo team tecnico. Anche le strutture di business, incluse quelle che inizialmente frenano il cambiamento, devono essere coinvolte».
A questo si aggiunge un messaggio spesso dimenticato: nessun caso d’uso di AI può funzionare senza basi tecnologiche solide. «Ci piace molto realizzare un use case basato sull’AI», riflette Ambrosio. «Ma non dobbiamo dimenticare di mettere a disposizione un budget per modernizzare le architetture. Sono loro che renderanno possibile l’AI oggi e soprattutto nel lungo periodo».
Alla domanda su dove partire, Ambrosio è molto netto: dalle persone. «Le persone sono l’elemento chiave», sottolinea. «Per cambiare serve integrare la loro cultura con quella dell’AI, accompagnarle nella gestione di questa evoluzione. E poi bisogna avviare un programma di rifacimento progressivo degli asset che non sono in grado di supportare questa trasformazione. Quando sarà indispensabile essere sull’AI, dovremo già avere fondamenta solide e pronte».
L’edizione 2025 del Salone si chiude così con una consapevolezza condivisa: l’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia, ma una traiettoria strategica. E se i pagamenti saranno sempre più veloci, invisibili e intelligenti, il fattore determinante sarà la capacità delle organizzazioni di prepararsi oggi agli scenari di domani.
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