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Pagamenti digitali, che cosa resterà dopo Covid-19?

 
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Pagamenti digitali, che cosa resterà dopo Covid-19?

di Maddalena Libertini - 30 Giugno 2020
In Italia la digitalizzazione delle attività favorita dalle misure per contrastare la pandemia sembra aver convinto molti italiani anche all’uso quotidiano dei pagamenti elettronici. Secondo PwC bisogna ancora attendere per avere conferma del cambiamento dello scenario
Smart working su Teams, smart learning su Meet, la lezione di yoga su Instagram, la videochiamata con i familiari su Zoom, la spesa on-line, gli aperitivi su Houseparty, persino la psicoterapia su Skype: con il lockdown alcuni di noi si sono scoperti molto più digitalizzati di quello che pensavano. Il 70-80% delle nostre vite si è spostato nella rete e siamo stati sorpresi dalla nostra capacità di adattamento. Ora, finita la quarantena, stiamo valutando quali e quanti di questi comportamenti siano diventati abitudini consolidate e quanto invece siano stati legati all’eccezionalità del momento.
E per quanto riguarda i pagamenti? Sono in molti a sostenere che le condizioni imposte dalla pandemia siano state per noi italiani la spinta definitiva ad abbandonare l’attaccamento al contante e a farci abbracciare la moneta elettronica.
È troppo presto per dirlo, invece, secondo PwC che, incrociando dati e fonti informative di questi ultimi mesi, invita a non affrettare le conclusioni e a lasciare sedimentare le analisi per fare valutazioni più accurate. “Gli impatti del Coronavirus sono talmente profondi sia da un punto di vista sociale sia economico da rendere particolarmente difficile predire correttamente ora gli sviluppi futuri”, ha dichiarato a Bancaforte Marco Folcia, Partner Financial Services PwC.

Dove eravamo prima del Covid

Bisogna rimarcare che l’adozione dei pagamenti elettronici in Italia aveva già imboccato una strada di non ritorno. Il punto è con quale velocità. Negli ultimi quattro anni la crescita dei pagamenti digitali si è sempre attestata intorno al +10%, un ritmo costante, solido, senza segnali di discontinuità. Quelli che invece ci aspetteremo di misurare in positivo l’anno prossimo. Dai numeri presentati a metà aprile dall’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano risulta che nel 2019 il totale transato valeva 270 miliardi di euro e il numero medio di operazioni era salito da 71 a 83 pro capite. Cifre che ci tenevano ancora lontano dal primato dei Paesi nordeuropei (300 operazioni pro capite) ma che, insieme alla diminuzione del valore medio della transazione (53,7 euro), erano un indicatore che gli acquisti con strumenti elettronici stavano diventando un gesto quotidiano.Quello che fa sperare molti per la penetrazione definitiva del cashless è che nel primo quadrimestre 2020 hanno sperimentato l’eCommerce, traino naturale dei pagamenti digitali, circa 2 milioni di nuovi clienti. Il dato più significativo è che ne sono arrivati 1,3 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una “prima volta” forzata in un momento in cui gli acquisti nei luoghi fisici e l’uso del contante erano, se non impediti, almeno estremamente limitati ma che potrebbe aver rotto le resistenze dei consumatori più diffidenti.

L’impatto del Covid-19 sui pagamenti

Durante il periodo di lockdown, secondo i dati di mercato analizzati da PwC:- La chiusura delle attività commerciali ha provocato una decrescita del 30-40% del volume dei pagamenti sul canale fisico, a eccezione dei beni alimentari e di prima necessità, per i quali invece c’è stato un incremento tra il 3% e il 10%.- I prelievi presso gli ATM e le transazioni con POS hanno subito un crollo (a Bancaforte Alessandro Zollo, AD di Bancomat, ha parlato di un -40% delle transazioni e di una riduzione superiore delle operazioni agli sportelli automatici, https://bancaforte.it/articolo/bancomat-un-nuovo-cda-per-continuare-lo-sviluppo-RB98931y).- L’andamento dell’e-commerce è stato più variegato: l’impatto del lockdown ha pesato negativamente sul settore dei servizi (in particolare turismo e trasporti) con un segno meno del 20%; di contro, beni essenziali e prodotti di largo consumo hanno visto un incremento tra il 30% e il 40%, con i picchi dell’e-grocery, dove sono stati riscontrati valori tra il +150% e il +200%.
Il quadro deve tener conto di tutti questi elementi contrastanti, dice Folcia. “Quando si parla di pagamenti digitali, dobbiamo considerare nel conteggio complessivo anche i pagamenti Pos che in questa situazione hanno necessariamente sofferto. Lo dimostrano i dati delle trimestrali dei principali provider di monetica. La crescita poi, ha riguardato, alcune categorie merceologiche a fronte di altre che sono state fortemente penalizzate”.

I canali bancari digitali

Anche in questo ambito i dati noti sono ancora parziali. La crescita di utilizzo c’è stata ma non per tutte le banche e soprattutto non così forte come ci si sarebbe potuto aspettare. Secondo un’analisi preliminare, che guardava solo al primo mese di lockdown, svolta da PwC in collaborazione con l’Osservatorio Digital Banking di ABI Lab, l’aumento delle operazioni tramite canali online non è stato tale da poter distinguere l’effetto Covid-19 dalla crescita fisiologica.
“Per quello che abbiamo potuto rilevare finora - prosegue Folcia - non tutte le operazioni che si facevano abitualmente in filiale sono passate sui canali online o tramite il contact center. Molte non sono state fatte, o perché non erano possibili a causa della chiusura delle attività economiche o perché i clienti hanno deciso semplicemente di rimandarle ritenendole non strettamente necessarie”. Ulteriori elementi di scenario saranno presentati da ABI Lab nel rapporto Digital Banking 2020 all’inizio di luglio.

Prospettive post Covid

Secondo PwC, in conclusione, i tempi non sono ancora maturi per stabilire se ci sia stato un aumento consolidato dell’uso dei digital payment o se si sia trattato, invece, di una risposta emotiva legata all’emergenza. "Per valutare gli impatti di medio periodo sul comparto payment - spiega Folcia - serve un'analisi più consistente che consideri diverse variabili. PwC sta sviluppando uno studio basato sull’osservazione dei trend del comparto e dei consumi, a cui si aggiunge la misurazione del sentiment dei consumatori nell'evolversi del contesto sociale di incertezza".
Ci saranno poi altri fattori da considerare nell’evoluzione del mercato. “Per valutare le prospettive future di incremento degli strumenti digitali - sottolinea Focia - bisognerà anche vedere come risponderà il mercato alle normative di settore, rilanciate anche dal comitato tecnico del governo in risposta alla crisi del Covid, che entreranno in vigore e che mirano ad ampliare la diffusione e l'accettazione degli strumenti di pagamento digitali. Accrescere la propensione ad accettare pagamenti digitali ed incentivare l'uso degli stessi sono due facce della stessa medaglia che devono muoversi nella stessa direzione per evolvere verso una cashless society".
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