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19 Aprile 2024 / 00:47
 
Ue sempre più digitale, ma resta a due velocità. Italia ancora nelle retrovie

 
Fintech

Ue sempre più digitale, ma resta a due velocità. Italia ancora nelle retrovie

di Paola Fabi - 6 Marzo 2017
Pubblicato dalla Commissione l'Indice di digitalizzazione dell'economia e della società 2017 che fotografa la performance digitale del Vecchio Continente
La Ue è sempre più digitalizzatata, ma il divario tra un Paese e l'altro rimane elevato. A fotografare la situazione la Commissione europea che nei giorni scorsi ha pubblicato i risultati dell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (Desi) del 2017, uno strumento che illustra la prestazione dei 28 Stati membri in una varietà di settori che vanno dalla connettività e le competenze digitali alla digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici.
Il Vecchio Continente rimane, quindi, a due velocità con un divario digitale di 37 punti percentuali tra il primo Stato classificato e l'ultimo. L'Italia si piazza solo venticinquesima pur avendo migliorato le sue prestazioni.
 
Nel complesso, comunque, l'Unione ha compiuto progressi (anche se lenti) e migliorato la sua prestazione digitale di 3 punti percentuali rispetto al 2016. Danimarca, Finlandia, Svezia e Olanda rimangono in testa alla classifica, mentre Polonia, Croazia, Italia, Grecia, Bulgaria e Romania, nonostante alcuni miglioramenti, sono ancora in ritardo in termini di sviluppo digitale rispetto alla media dell'Unione.
In Europa il 76% delle famiglie ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/s) e in alcuni Stati membri una percentuale significativa dei nuclei familiari ha già accesso a reti che offrono una velocità di 100 Mbit/s o più. Oltre il 25% delle famiglie ha sottoscritto un abbonamento alla banda larga veloce. Gli abbonamenti ai dati mobili sono in aumento, passando da 58 abbonati ogni 100 abitanti nel 2013 a 84 nel 2016. I servizi mobili 4G coprono l'84% della popolazione dell'UE. Il traffico Internet cresce del 20% l'anno, e di oltre il 40% l'anno sulle reti mobili.
Ma non solo, i cittadini europei possono sempre maggiori competenze digitali: il 79% degli europei, infatti, si connette a Internet almeno una volta alla settimana, con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2016, mentre il 78% degli utenti della rete utilizza Internet per giocare o per scaricare musica, film, foto o giochi, il 70% degli internauti europei legge giornali online (64% nel 2013), il 63% utilizza le reti sociali (57% nel 2013), il 66% fa acquisti online (61% nel 2013) ed il 59% utilizza i servizi bancari online (56% nel 2013).
Nel complesso le imprese europee utilizzano in misura sempre maggiore le tecnologie digitali, come i software professionali per la condivisione elettronica di informazioni (dal 26% nel 2013 al 36% nel 2015) o per l'invio di fatture elettroniche (dal 10% nel 2013 al 18% nel 2016).
Anche il commercio elettronico da parte delle PMI è aumentato lievemente (dal 14% delle PMI nel 2013 al 17% nel 2016). Tuttavia, meno della metà di tali imprese vende in un altro Stato membro dell'UE. Il 34% degli utenti di Internet trasmette moduli compilati online alla pubblica amministrazione, invece di consegnarli a mano su carta (in aumento rispetto al 27% del 2013). L'Italia, però, resta ancora nelle retrovie della classifica pur avendo compiuto dei passi avanti sia nelle imprese sia nella pubblica amministrazione. A fare la differenza con gli altri Paesi più tecnologici le scarse competenze e la poca dimestichezza con i servizi online, nonostante un leggero progresso nel punteggio complessivo (da 0,38 a 0,41 ma contro una media Ue di 0,52). E addirittura in alcuni settori il divario cresce.
"Per quanto riguarda l'utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese e l'erogazione di servizi pubblici online - afferma lo studio - l'Italia si avvicina alla media. Rispetto all'anno scorso ha fatto progressi in materia di connettività. Tuttavia, gli scarsi risultati in termini di competenze digitali rischiano di frenare l'ulteriore sviluppo dell'economia e della società digitali.
"L'Italia – secondo il report - ha compiuto progressi significativi grazie soprattutto al forte aumento della copertura delle reti Nga", cioè quelle in fibra ottica con una velocità di almeno 30 Mbps. Tuttavia "la diffusione della banda larga fissa è ancora bassa, nonostante i prezzi siano diminuiti". Quindi, malgrado l'uniformità con gli altri paesi per quanto riguarda i costi e le coperture, l'Italia paga ancora un numero esiguo di sottoscrizioni: la banda larga copre il 12% degli abbonamenti, contro il 37% della media Ue. Nota dolente è quella delle competenze: secondo i risultati del Desi "sempre più persone sono online, ma le competenze restano basse in tutti gli indicatori". Il 67% degli italiani accede a internet, ma il dato è ancora lontano dalle media europea (79%). Latitano le competenze digitali elementari, ancora pochi sono gli specialisti Ict e i laureati nelle discipline scientifiche (14 individui su mille contro i 19 della media Ue). Il punteggio italiano in questa sezione è rimasto immobile: 0,40. La ridotta base di utenti pesa sulle "attività effettuate dagli internauti italiani, di molto inferiori alla media dell'Ue". In questa sezione, il Paese raggiunge il suo punto più basso: è 27mo su 28. Il resto d'Europa viaggia a ritmo più sostenuto, perché gli italiani si confermano in ritardo sull'utilizzo di e-commerce (il 42% degli utenti ha fatto shopping online negli ultimi 3 mesi contro il 66% europeo), internet banking (42% contro 59%), video on demand (15% contro 21%), informazione (60% contro 70%) e social network (60% contro 63%). L'unica voce in linea con il resto del continente è la fruizione di musica, video e giochi online (79% contro 78%).
Positivo invece il trend delle imprese che per il 30% utilizza la fatturazione elettronica, percentuale di molto superiore alla media (18%). Le aziende comunicano sempre di più attraverso i social media, ma le Pmi ricorrono ai canali di vendita elettronici solo nel 7% dei casi, poco rispetto al dato europeo (17%). E buoni risultati arrivano anche dall'erogazione dei servizi pubblici online e degli open data, anche se rimane basso dei servizi di e-government: solo il 16% degli utenti entra in contatto con la pubblica amministrazione tramite piattaforme digitali. Una percentuale dimezzata rispetto alla media europea e addirittura in calo rispetto al 2015 (quando era al 18%). L'Italia scivola così dal 17mo al 21mo posto e amplia il distacco dalla media europea, passato da 0,05 a 0,11 punti.
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