La Google-city del futuro fa i conti con la privacy
di Mattia Schieppati
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17 Luglio 2019
Presentato dal gigante di Mountain View il masterplan della Toronto del futuro: la prima area urbana totalmente connessa e intelligente. Pronti investimenti per un miliardo di dollari, ma il nodo privacy non è ancora risolto
Un miliardo di dollari di investimento, 12,5 ettari di territorio urbano trasformati, 44.000 posti di lavoro creati. Annunciato nel 2017, quando sembrava una boutade da fantascienza, è stato presentato da Sidewalk Labs, il dipartimento di Alphabet – la holding che controlla Google – che si occupa di innovazione urbana il primo masterplan per trasformare una parte di Toronto, l’area ex industriale nella zona portuale di East Bayfront, nella prima “città del futuro”. Ovvero, totalmente connessa e intelligente, attraverso l’applicazione alla vita urbana delle più avanzate tecnologie made in Google e volte a rendere più semplice (e più sicura) la vita dei cittadini: strade con sensori in grado di registrare le abitudini degli abitanti, per migliorare il funzionamento dei semafori e a velocizzare il traffico; marciapiedi in grado di allargarsi o restringersi a seconda delle condizioni del traffico, aumentando o diminuendo di conseguenza le dimensioni delle carreggiate; tecnologie di riscaldamento (e raffreddamento) a ridottissimo impatto ambientale (nei piani di Google il nuovo quartiere produrrà l’85% di gas serra in meno del centro di Toronto). Queste le meraviglie del nuovo Idea District (acronimo che sta per “Innovative Development and Economic Acceleration”).
Business, ma non solo…
Il piano presentato da Sidewalk Labs ha richiesto 18 mesi per la progettazione ed è contenuto in un dossier da 1.524 pagine, ed è – manco a dirlo – molto ambizioso. Oltre a diventare la vetrina di un nuovo e soprattutto concreto concetto di smart city, la Google-Toronto vuole anche essere un nuovo modello di sostenibilità economica, ovvero una leva di sviluppo: secondo un'analisi condotta da urbanMetrics, azienda di analisi canadese, l’impatto sull’occupazione si può quantificare in 44.000 posti di lavoro diretti (e 93.000 posti di lavoro totali) stimolati dal Distretto Idea entro il 2040, e la nuova area genererà un indotto di circa 14,2 miliardi di dollari di Pil a partire dal 2040 e circa 4,3 miliardi di dollari di entrate fiscali annuali (federali, provinciali e comunali) sempre entro il 2040.
Tutto bello, tutto fatto? Se di fronte alla potenza dell’investimento le questioni urbanistiche ed edilizie paiono inezie, il grande punto di domanda che resta aperto – e che potrebbe mandare in soffitta il progetto – è il nodo privacy. Se ogni semaforo e ogni aiuola sanno in tempo reale cosa sto facendo e come, chi mi garantisce che tutti questi dati saranno usati solamente per rendere più efficiente la convivenza urbana? Google ha naturalmente ribadito che i dati destinati a essere la “benzina” di Idea non saranno venduti e non saranno usati per scopi commerciali, ma naturalmente le perplessità e le paure sono molto grandi.
Dan Doctoroff, Ceo di Sidewalk Labs, ha dichiarato al quotidiano britannico The Guardian (
leggi qui) di essere fiducioso nel riuscire a ottenere dall’amministrazione cittadina il via libera al progetto. «La mia aspettativa è che riusciremo a risolvere i problemi», ha affermato. «Se non lo pensassi, certamente non perderei il nostro tempo andando avanti». Ha detto anche di non essere sorpreso dalle critiche ricevute, sostenendo che «se vogliamo veramente creare un nuovo percorso per una crescita urbana inclusiva, non si può semplicemente agitare una bacchetta e dire che sarebbe bello farlo. Devi pensare ai problemi». Problemi che, a quanto pare, nemmeno l’intelligenza artificiale di Google è ancora riuscita a sciogliere…