Google cerca un sindaco per la città del futuro
di Mattia Schieppati
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19 Ottobre 2017
La società starebbe lavorando alla realizzazione da zero di un centro urbano ipertecnologico. Uno spazio di sperimentazione che risponderebbe anche a una legislazione ad hoc. L'annuncio a San Francisco
Altro che smart city. Alphabet, la società capofila che controlla Google starebbe lavorando alla progettazione di un'intera città. Non all'headquarter aziendale (cosa ormai banale!), insomma, né alla digitalizzazione di un quartiere già esistente, ma un progetto avveniristico che - se confermato - finirebbe per mettere in discussione per l'ennesima volta le più radicali convenzioni sociali, oltre che legislative (può una realtà privata fondare una città autosufficiente? A quali regole rispondono i cittadini di questa futuristica città?).
L'annuncio, che lascia solo intravedere il progetto nel suo quadro completo, è stato dato (o, meglio, è sfuggito
) da Dan Doctoroff, numero uno di
Sidewalk Lab, la divisione di Alphabet/Google specializzata in tecnologia urbana e applicata al living, in occasione di uno speech presso la San Francisco Bay Area Planning and Urban Research Association. «Stiamo lavorando alla realizzazione di un'intera città, da zero», ha detto Doctoroff, «di una dimensione sufficiente per essere un laboratorio di innovazione e di integrazione tecnologica. Sarà uno spazio reale in cui testare sistemi innovativi di trasporto, di infrastrutture, e probabilmente anche nuovi modelli di governance e di policy sociale che potranno essere di esempio per le città così come le conosciamo ora. Alla base di tutto questo progetto stanno i dati, la loro raccolta e il loro utilizzo».
Non si tratterà, dunque, solo di mettere in atto un cablaggio ipertecnologico, di dare una copertura wi-fi totale, e di verificare se e come un sistema di auto e autobus a guida autonoma potranno convivere con i pedoni sbadati sulle strisce (magari poggiandosi sulla rete satellitare di Google Maps). Ma quell'accenno ai «nuovi modelli di governance» lascia intendere che nella Google City (il nome ufficiale non è stato dichiarato, ma questa è la definizione da subito più utilizzata dai commentatori rimasti sorpresi dall'annuncio) non risponderà alle normali forme istituzionali oggi in vigore. Una boutade? Nel futuro diremo addio a sindaci con tanto di fascia a tracolla e i consigli comunali saranno gestiti da robot?
Terreno molto scivoloso, questo, su cui fondare una città. Incalzato dalle domande su questo fronte, Doctoroff si è limitato a precisare che Big G non pensa a questo progetto di città solo per ritagliarsi una zona franca in cui godere di agevolazioni fiscali, ma lo fa per «porre un esempio alle altre città; la nostra città dimostrerà che la tecnologia, se applicata in maniera estesa e completa, può migliorare la qualità della vita dei cittadini».