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22 Aprile 2025 / 00:19
 
Dati sensibili vendesi (a poco prezzo)

 
Fintech

Dati sensibili vendesi (a poco prezzo)

di Mattia Schieppati - 27 Aprile 2017
Foto e scansioni di documenti? C'è chi è pronto a cederli per pochi euro. Un'indagine originale di Kaspersky Lab ha misurato il valore che diamo ai dati immagazzinati sui nostri smartphone e pc …
Scansioni del passaporto, della patente e della tessera sanitaria. Ma anche estratti conto bancari e dei bonifici effettuati, note, indirizzi, e soprattutto tante, tantissime fotografie. Sono proprio le immagini il «bene più prezioso» conservato su smartphone e pc. Quasi senza accorgercene, e per comodità, sono ormai decine di migliaia i dati sensibili che ciascuno di noi conserva sui propri device digitali: a fare i conti su questa enorme massa di "big data domestici" è una ricerca promossa da Kaspersky Lab dal titolo "Risking data heartache: it hurts to lose the data you love" (clicca qui)), da cui emerge come – nonostante la consapevolezza ormai diffusa sul rischio di un possibile attacco di cybercriminali verso gli strumenti digitali quotidiani – si continui a immagazzinare dati personali. Una tendenza che non riguarda solo l'Italia, in quanto il report è stato effettuato su 16.250 persone in 17 Paesi del mondo.
I numeri parlano da soli: il 48% delle persone tiene sul proprio pc scansioni del passaporto e della patente; il 24% le conserva sullo smartphone; il 79% tiene altri documenti sensibili sul pc, il 50% li archivia sullo smartphone, il 35% sul tablet, mentre il 52% conserva sullo smartphone foto di figli minorenni (materiale ricercatissimo tra i cybercriminali). Tutto questo nonostante il 73% degli intervistati dichiari di essere consapevole che si tratta di strumenti che possono subire in qualsiasi momento un attacco malevolo.
Una situazione apparentemente illogica, soprattutto se si considera il valore emotivo che questi dati – come il Report mette in evidenza – rivestono per le persone, soprattutto le fotografie archiviate sul telefonino.
La ricerca di Kaspersky Lab  è partita da una domanda che cerca di "misurare" gli incidenti della vita che mettono più in apprensione gli utenti, ossia quale sarebbe l'evento di cui gli utenti sarebbero maggiormente "dispiaciuti" in una serie di differenti scenari, tra i quali:  la malattia di un familiare, la fine di una relazione, un incidente in macchina, la perdita delle loro foto digitali, dei contatti … e altro ancora.
Sorprendono le risposte. Addirittura tra tutti gli eventi negativi che possono colpire una persona, lo smarrimento o il furto di un dispositivo e la perdita delle foto digitali si collocano al secondo e terzo posto, subito dopo la malattia di un familiare. Lasciando gli incidenti automobilistici, la fine di una relazione, una cattiva giornata al lavoro, le liti con parenti e amici e, in alcuni casi, persino la malattia di un animale domestico, nelle posizioni inferiori.
Il valore economico dei dati
Eppure… nonostante questo attaccamento ai dati digitali, molte persone a fronte anche di un piccolo compenso sarebbero disposti a venderli. Qui infatti sta lo sviluppo più interessante dell'indagine. Ai partecipanti è stato infatti chiesto di attribuire un valore economico ai dati memorizzati sui loro smartphone – incluse foto di famiglia e amici, informazioni di contatto e documenti personali. Curiosamente, il valore che le persone hanno attribuito ai loro dati è stato significativamente più basso rispetto a quanto atteso, considerando il dispiacere che hanno affermato di provare in caso di perdita di quei dati. Gli utenti coinvolti hanno attribuito un costo superiore alle loro informazioni finanziarie e di pagamento (una media di 13,33 euro) rispetto ad altri tipi di dati. Le informazioni di contatto sono state considerate pari a un valore medio di 11,89 euro, mentre le foto sono state stimate intorno ai 10,37 euro.
L'indagine ha dimostrato che i ricordi più preziosi delle persone sono quelli che verrebbero scambiati più facilmente per denaro. Quando agli intervistati è stato proposto un pagamento (basato sulle somme sopra riportate) per l'eliminazione dei loro dati (niente è stato effettivamente cancellato), le categorie di dati da cui si sono dimostrati più disposti a separarsi sono state le foto di familiari e amici, i documenti personali e le foto dei partecipanti stessi.
«L'esperimento ha ottenuto interessanti e stimolanti risultati: sebbene le persone credano di saper attribuire un prezzo ai loro dati, la loro attività quotidiana non ne rispecchia il valore affettivo. Da un lato, gli utenti sembrano essere consapevoli dei dati che sono più importanti per loro: la perdita dei ricordi digitali, come le foto, è infatti considerata estremamente dolorosa. Dall'altro, però, hanno spesso poca consapevolezza del valore dei loro dati e, di conseguenza, attribuiscono loro poca importanza economica. La maggior parte delle persone avrebbero bisogno che qualcuno ricordi sempre loro il valore dei dati prima di condividerli o permettere a qualcuno di eliminarli», ha affermato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab.
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