Cereda (Ibm): vogliamo dialogare con "aziende sapiens"
di Mattia Schieppati
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25 Giugno 2019
In occasione del Think Summit, Enrico Cereda, presidente e Ad di Ibm Italia, tiene a battesimo gli Ibm Studios di Milano: «una bottega 4.0, a livello strada, nella quale lavorare con imprese, istituzioni, cittadini»
Il messaggio che Enrico Cereda, presidente e Ad di Ibm Italia, lancia in occasione dell'inaugurazione ufficiale degli Ibm Studios di Milano per il Think Summit (
leggi qui), è che questo spazio nasce aperto, che vive in osmosi con la realtà che sta fuori dalle vetrate e dalla luminosa struttura lamellare progettata da Michele de Lucchi. «Siamo in Italia da 92 anni, siamo leader del mercato It: cercavamo una sede per gli Ibm Studios e abbiamo visto tantissime location molto belle, ma non ci bastava. Per questo progetto quello che cercavamo non era un building, una struttura, ma un luogo che deve diventare iconico rispetto a un nuovo modo di incontrarsi tra persone, tra aziende, tra soggetti che fanno, che progettano, che innovano, che educano».
Come una bottega
Da sottolineare il fatto che l'azienda leader nell'Ict a livelo globale, e in particolare (è il tema della giornata del 24 giugno) nel cloud, tecnologia immateriale per eccellenza, scelga di investire in maniera così importante e visibile in un luogo fisico. La digitalizzazione e l'epoca fluida, dunque, hanno ancora bisogno di una piazza reale? «Qui non vendiamo i prodotti Ibm, ma vogliamo fare co-creation. C'è assoluta necessità oggi di sviluppare occasioni, e quindi anche spazi, per lavorare gomito a gomito con i clienti, discutere con loro di tecnologie esponenziali, di cloud, di blockchain, di security. Esistono tutti i possibili sistemi per farlo da qualsiasi punto del mondo a qualsiasi soggetto nel mondo, ma alla fine il caro vecchio spazio fisico in cui lavorare insieme resta sempre la soluzione più interessante e positiva. Il nostro Cloud Garage, che occupa il secondo piano degli Studios, vuole essere proprio questo, uno spazio dove sederci accanto ai nostri clienti, comprenderne i "mal di pancia" e trasformarli in soluzioni, in prototipi da implementare nel loro business. Ecco perché abbiamo scelto di dar vita a questo "ecosistema reale". Un luogo che fosse in mezzo alla gente, al piano strada, come le botteghe degli artigiani», conferma Cereda. I numeri sembrano dare ragione di questa necessità di far cadere le barriere che le tecnologie avanzate spesso generano. «In questo weekend di apertura alla città di Milano sono venute a visitarci quasi 1.500 persone, tra cui 250 bambini delle scuole («Collaboriamo con 48 università e con le scuole superiori» aggiunge Cereda: «il motore dell'Ibm Studios sarà alimentato dalle competenze di giovani e professionisti e dalla curiosità che riusciremo a instillare anche nei giovanissimi»).
Diventate intelligenti!
Perché ci sia sviluppo, proprio l'attrazione di giovani talenti è un elemento chiave per fare quel salto culturale che deve essere alla base del salto tecnologico. «Non è più pensabile né possibile rimandare: le aziende non devono solo investire in tecnologia, ma devono comprendere che essa è lo strumento fondamentale per essere competitive sul mercato» osserva Cereda, sintetizzando una situazione diffusa nelle piccole come nelle grandi aziende. «Negli ultimi anni abbiamo visto le tecnologie gestite in maniera, diciamo così, sperimentale, una modalità che in alcuni casi ha portato ottimi risultati per esempio l'impiego della AI nel customer care o nel risk management per esempio nelle banche ma si è sempre trattato di un impiego di nicchia. Oggi siamo passati al "capitolo 2" di questo percorso: non solo applicare le tecnologie in un dipartimento specifico, ma farne un elemento pervasivo che crea valore per tutta l'azienda, che deve diventare "azienda sapiens" ed essere in grado di sfruttare i dati che ha al suo interno e usare la tecnologia in modo pervasivo trasversalmente in tutte le strutture, rendendola scalabile in tutta l'azienda».