L'intelligenza artificiale sta avendo un impatto importante su tutta la società, e quindi anche sul mondo bancario, e lo avrà sempre di più. Fino a che punto si deve ed è possibile controllarla? Quali rischi ne deriveranno? Se ne è parlato nella sessione di apertura di Supervision Risks and Profitability 2024. Per Fabrizio Sarrocco, Strategy & Consulting Lead for Financial Services - Italy, Eastern Europe and Greece Accenture, “l’intelligenza artificiale rappresenta una rivoluzione copernicana. È giusto controllarla e con l’AI ACT è iniziato un percorso di conoscenza di questo nuovo fattore di rischio”.
Tra le complessità da affrontare c’è la natura dell’AI che, spiega Sarrocco, è il combinato disposto di tre elementi che convergono: la grande disponibilità di dati; la potenza computazionale; la capacità algoritmica. Per misurare il rischio dell’intelligenza artificiale sarà sicuramente possibile lavorare sui dati – ed è quello che AI ACT stimola a fare – sia nelle knowledge base di ingresso ai modelli, sia nell’output, cioè nei suggerimenti che i modelli producono come nuovi dati generati. Mentre avere un controllo totale della capacità algoritmica sarà la sfida dei prossimi anni.
Che cosa va fatto ora? “Entro i prossimi sei mesi dobbiamo avere la capacità di clusterizzare l'innovation technology distribuito nelle aziende nelle quattro aree di rischio che l’AI ACT suggerisce. Come farlo – sottolinea Sarrocco - è però un po' meno chiaro. Bisognerà lavorare per stabilire come applicare i principi della fairness, della trasparenza, dello human oversight e come tradurre questi principi in elementi pratici di modellizzazione concreta che ci porteranno a misurare e a gestire questi rischi”.
Il settore bancario si sta già muovendo. “E’ un tema trasversale all’organizzazione – precisa Sarrocco - che riguarda tutte le funzione di business e di governo, a partire dall’amministratore delegato. L’attuazione dell’AI Act sarà guidato da un lato dalle funzioni IT e Data office, dall’altro dalle funzione di controllo di secondo livello, quindi Compliance e Risk Management. Nei prossimi mesi saranno pubblicati 60 atti secondari che conterranno molti template che aiuteranno a costruire questo modello. È un percorso che richiede una pluralità di competenze e di stakeholder e le funzioni di controllo devono essere tra i primi attori ad essere coinvolti”.