Popolare Sondrio è diventata Spa, ma vuole restare indipendente e autonoma
di Flavio Padovan
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3 Gennaio 2022
Dopo 150 anni di appartenenza al mondo cooperativo, l’Assemblea ha approvato la trasformazione in società per azioni come prescritto dalla riforma varata dal Governo Renzi. Nel nuovo Statuto richiami ai valori tradizionali del credito popolare e conferma dell’attenzione verso il territorio
Dopo una lunga battaglia, anche legale, contro la riforma varata del Governo Renzi, la Banca Popolare di Sondrio è diventata una Società per azioni. Dal 29 dicembre scorso si è aperto dunque un nuovo capitolo della storia della banca, per 150 anni legata fortemente al credito popolare. Si è trattato, sottolinea una nota della banca, di una scelta obbligata quella dell’Assemblea che a larghissima maggioranza – 2517 favorevoli, 38 contrari e 39 astenuti - ha approvato la trasformazione da società cooperativa per azioni in SpA. La legge n.33 del 2015 consente infatti la forma giuridica di banca popolare solo agli intermediari bancari il cui attivo non superi il valore di 8 miliardi di euro.
L’adozione del principio, proprio delle società per azioni, secondo cui ogni azione attribuisce il diritto a un voto, “riassume in sé il cambiamento fondamentale nel processo di governo aziendale e sancisce l’abbandono del mondo cooperativo nel quale la banca è nata e si è sviluppata nei suoi 150 anni di storia”, sottolinea la Popolare di Sondrio.
Ma il nuovo statuto, in particolare nella norma dedicata all’oggetto sociale, fa notare il presidente Francesco Venosta (a destra nella foto) offre un senso di continuità al ruolo fin qui svolto dalla Popolare di Sondrio, “riaffermando che la banca, nel perseguire l’obiettivo della creazione di valore in un orizzonte di medio-lungo periodo, tiene particolarmente in considerazione, in sintonia con la tradizione del credito popolare, le esigenze delle famiglie, delle piccole e medie imprese, delle cooperative e degli enti pubblici e privati, con una peculiare attenzione ai territori serviti, a partire da quelli di origine della Valtellina e della Valchiavenna”.
Tutto ciò anche “al fine di non disperdere un modo di essere nei fatti banca dei territori che ha permesso di dare vita e progressivamente sviluppare un modello aziendale caratterizzato dalla stabilità della base sociale, dalla profittabilità della gestione, oltre che dalla forte e riconosciuta identità, che continua a essere fattore distintivo assai apprezzato da una clientela vasta ed eterogenea”.
Il futuro? Nella conferenza stampa successiva all’assemblea, il consigliere delegato Mario Pedranzini (a sinistra nella foto) ha ricordato che la Banca Popolare di Sondrio “ha tutti i conti a posto, è profittevole, ha sempre portato avanti strategie innovative, si è sempre adeguata al cambiamento”. E partendo da questa sua solidità e dalla forza di un azionariato composto da circa 160 mila soci, intende “esplorare tutte le opportunità che il mercato può offrire, che non sono necessariamente quelle di M&A e di accorpamenti con altre banche”.
Una volontà di indipendenza e autonomia per non perdere l’identità popolare originaria che sembra scontrarsi con la tendenza al consolidamento che sta caratterizzando il mondo bancario negli ultimi anni. Al momento il primo azionista della banca con il 9% è Unipol che, essendo socio di riferimento di Bper, fa pensare a una possibile alleanza con Modena. Ma la situazione è ancora molto fluida e, come ha più volte dimostrato il mercato, nulla può essere dato per scontato.