A Verona la mostra "Fuori, nella terra dell’uomo": i paesaggi interiori dell’Antropocene
di Maddalena Libertini
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11 Novembre 2022
Le opere della collezione Unicredit e quelle di Fondazione Cariverona, riunite a Palazzo Pellegrini a Verona, usano il filtro dell’arte contemporanea per coinvolgerci in una riflessione sul rapporto ambivalente che l’uomo ha con l’ambiente che lo circonda. Nella mostra curata dall’artista Pietro Ruffo, visitabile fino al 22 gennaio 2023, il paesaggio antropico e antropizzato finisce per confondersi con una proiezione del subconscio umano, sfumando la distinzione tra noi e il mondo.
Dentro/fuori, interno/esterno, uomo/natura: queste antinomie hanno assunto per tutti una valenza diversa con la pandemia e il confinamento. Improvvisamente queste contrapposizioni che ci erano chiare razionalmente sono diventate un’evidenza sensibile, qualcosa di cui facevamo esperienza diretta. E in questo momento forse abbiamo intravisto che la connessione tra questi concetti era più profonda e intricata, non basata su semplici opposizioni binarie. Ad accompagnarci nell’esplorazione di questa complessità interviene l’arte contemporanea con la mostra “FUORI, nella terra dell’uomo” (Verona, Palazzo Pellegrini, fino al 22.01.23), un progetto di Fondazione Cariverona e UniCredit in collaborazione con Urbs Picta, creato per ArtVerona 17.
Affidata alla curatela dell’artista Pietro Ruffo, la collettiva comprende una trentina di opere di 26 artisti che propongono il loro sguardo sul luogo che hanno intorno, sia esso fisico o metaforico, un interno domestico o una finestra aperta sull’esterno, panorami naturali o edifici abbandonati o solo segni astratti che rimandano ad altre mappe e geografie. La Terra, come suggerisce il titolo ripreso dal libro di Antoine di Saint-Exupery, è la terra degli uomini, quella dell’Antropocene, trasformata e asservita fino a diventare, dice il curatore, solo un nostro riflesso interiore.
«La mostra, trasversalmente a epoche o collocazioni geografiche, intende suggerire come il paesaggio – dice Pietro Ruffo – possa essere una proiezione della mente piuttosto che la rappresentazione di un luogo fisico reale. La selezione delle opere, dapprima concentrata sulla rappresentazione del paesaggio, è diventata, quindi, una sorta di catalogo di stati d’animo e di paesaggi interni, rendendo questa mostra molto intima, in grado di parlare in modo diverso a ciascun visitatore».
Il percorso espositivo
Per iniziare questo viaggio, il visitatore è chiamato ad attraversare idealmente una soglia, l’opera site-specific “Fuori”, una tenda-velario di Ruffo su cui è raffigurata una foresta, insieme habitat primordiale e archetipo dell’immersione nel subconscio. Oltre questo sipario le opere che seguono rappresentano paesaggi, ambienti e luoghi sospesi in una dimensione indefinita tra il reale e la percezione interiore che l’artista e lo spettatore hanno di loro.
“Stanza” di Elia Cantori è una sfera di cemento in cui sono compattate le macerie della demolizione dello studio londinese dell’artista: la chiave e la maniglia ci ricordano la sfera intima delle esperienze e delle emozioni è uno spazio protetto ma che può essere reso accessibile. Le cancellate di “Ferro Battuto” e “Senza titolo” di Pizzi Cannella sono elementi concreti di separazione, tuttavia permeabili con lo sguardo: oltre c’è un orizzonte sfocato dilatato verso l’infinito. Le foto di Luigi Ghirri mettono in scena una metarappresentazione del paesaggio, dipinto e fotografato per essere appeso a una parete e nuovamente graficizzato dall’immagine fotografica. In un’altra foto, quella di Enzo e Raffaello Bassotto, “Verona, palazzo privato”, all’affresco del paesaggio sulla parete del palazzo è anteposta una piccola catasta di mattoni: natura dipinta e architettura si integrano nell’artificio creato dall’uomo, tra materia fisica e illusoria.
Anche nell’installazione di Luca Pancrazzi “Cinque chilometri dopo” (nella foto a destra) una geometria rigorosa è abbinata alla rappresentazione di un paesaggio, il cui plastico in miniatura è contenuto e compresso in un monolite bianco. Dal cumulo di macerie di “Unregistered City No. 8” di Jiang Pengyi emergono i frammenti di una città immaginaria disabitata.
Nella maggior parte delle opere della mostra la figura umana è, infatti, assente o sfuggevole ed evanescente; la sua presenza è percepibile dalle tracce che ha lasciato o dalle trasformazioni che ha prodotto. Fa eccezione l’unica opera non contemporanea di questa antologia: l’olio su tela “Il Banchetto di Didone” (1540-1542 circa) di Bonifacio Veronese. La scena è ambientata in una architettura dipinta che è al contempo un ambiente domestico e uno spazio aperto sulla città marina circostante in un gioco di rimandi tra interno e esterno.
L’era geologica dell’Antropocene è un campo di ricerca del romano Pietro Ruffo che a questo tema ha dedicato una serie di opere, esposte recentemente a Parigi. Ruffo è anche il primo artista contemporaneo ad essere stato invitato ad esporre nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Da diversi anni ha in corso una collaborazione creativa con Maria Grazia Chiuri e la Maison Dior.
Insieme per promuovere la cultura
Si ritrovano dopo più di 10 anni le collezioni di UniCredit e Fondazione Cariverona in un progetto culturale comune e destinato a proseguire con altre iniziative. Una joint venture artistica mirata a consolidare il dialogo con le comunità e il territorio, e rivolta in particolare a coinvolgere le generazioni più giovani. Lo confermano gli interessati.
«Siamo convinti che arte e cultura debbano essere accessibili a tutti - ha dichiarato Andrea Orcel, AD e Responsabile Italia di UniCredit - pertanto sono lieto che UniCredit si adoperi per garantire che ciò avvenga in ogni Paese in cui opera. La collaborazione con Fondazione Cariverona, alla base del progetto “FUORI, nella terra dell’uomo”, è l’ultima dimostrazione del nostro impegno in questo senso e nella conservazione del patrimonio artistico della nostra società a beneficio di tutti. Questo, insieme al sostegno finanziario che forniamo, ci consente di adempiere al ruolo sociale delle banche e di sprigionare il potenziale delle comunità europee».
«Con il progetto “FUORI, nella terra dell’uomo” riusciamo a porre in relazione le nostre opere con l’obiettivo strategico triennale di “Protezione, Cura dell’Ambiente e Valorizzazione dei Territori” su cui molto stiamo investendo – ha evidenziato Alessandro Mazzucco, Presidente di Fondazione Cariverona – e, nel contempo, rimettiamo in dialogo le due collezioni Unicredit-Cariverona sviluppando un progetto comune aperto al territorio, in un dialogo costante che ci vede collaborare in diversi ambiti e settori con l’obiettivo comune di portare sviluppo economico, sociale e culturale con uno sguardo attento ai percorsi di valorizzazione delle giovani generazioni».
Nella foto: Pizzi Cannella, Senza titolo; Mario Schifano, Finestra nel vuoto, Elio Marchegiani, Grammature di colore.