Open Banking, tra collaborazione e concorrenza
di Massimo Cerofolini
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9 Aprile 2019
Le novità della Psd2 e i nuovi servizi di pagamento con le Api (Application Programming Interface), analizzati da Gianluca Finistauri di Nexi. Come si delineerà il nuovo quadro di cooperazione tra banche? E tra banche e Fintech? Quali leve per realizzare servizi a valore aggiunto per le banche? Che ruolo giocheranno le Big tech? Se ne parlerà anche nella sessione “Open Banking: l’era della co-opetition” del 17 aprile (ore 11.45) …
Il 14 settembre entra ufficialmente in vigore la direttiva europea Psd2, che punta a realizzare un mercato unico e integrato dei pagamenti, superando la frammentazione attuale con standard e regole identiche per le banche e per gli altri fornitori coinvolti. In particolare parte la normativa sull’Open Banking (
sul tema guarda anche l'ampio speciale di Bancaforte), che regolamenta l’accesso ai conti bancari da parte di terze parti autorizzate. Gli istituti hanno già avviato i test con le terze parti e sono già pronti per entrare nell’agone. Con quali intenzioni? In questa fase le banche sono concentrate sulle Api (Application Programming Interface) normative, cioè quelle che consentono l’accesso ai conti di pagamento e la disposizione di bonifici.
Gianluca Finistauri, Head of Digital Corporate Banking di Nexi, ha già chiare quali potrebbero essere le ulteriori aree di sviluppo delle Api, ossia gli strumenti informatici che – come adattatori universali - semplificano il dialogo tra diverse applicazioni: l’apertura di nuovi canali per realizzare servizi a valore aggiunto con la collaborazione di Fintech innovative. Nexi è il partner tecnologico a cui il Consorzio Cbi ha affidato la realizzazione della piattaforma Cbi Globe (circa 300 banche aderenti e una quota del mercato domestico di oltre il 70% delle banche italiane) e ne gestisce le infrastrutture tecniche di dialogo. Ospite a #IlCliente, nella sessione “Open Banking: l’era della co-opetition” del 17 aprile (ore 11.45), Gianluca Finistauri racconta a Bancaforte le linee del suo intervento (
guarda qui il programma della sessione).
Partiamo dalla strada della cooperazione tra le banche. Grazie alle Api, testa d’ariete per lo sviluppo dei nuovi pagamenti, verrà semplificato il dialogo tra le diverse applicazioni che mettono in contatto le banche. Che scenari prevede?
Grazie al servizio Cbi Globe sarà possibile esplorare ambiti di collaborazione tra le banche, tramite la pubblicazione di Api evolute condivise. Sarà possibile mettere cioè a disposizione della clientela servizi concordati tra i diversi istituti. In pratica quelle soluzioni dove è importante la diffusione dell’utilizzo e il coinvolgimento di molti clienti. Ad esempio, le banche possono mettere a fattore comune i dati in loro possesso per una registrazione più immediata su qualsiasi servizio. Con un enorme beneficio per le imprese coinvolte, in termini di rapidità e di risparmi. In altre parole, laddove un servizio aumenta di valore con la crescita della sua diffusione è bene che le banche collaborino tra loro e che sviluppino applicazioni capaci di ridurre i costi e aumentare l’efficienza del sistema in generale.
C’è poi un secondo tipo di Api che andranno a svilupparsi. Quelle di tipo competitivo.
Sì. Queste Api troveranno applicazione laddove la banca voglia esporre servizi differenzianti a terze parti partner. Prendiamo il caso degli investimenti. Oggi la normativa consente soltanto l’accesso delle terze parti ai conti correnti. Ma se una banca volesse aprire la visualizzazione anche al conto titoli di un cliente, potrebbe stringere un accordo con una azienda del Fintech capace di realizzare un servizio su misura per specifici clienti. Questo è un servizio competitivo che offre alla banca un’opportunità di allargare il suo raggio di azione.
Come si svilupperanno i rapporti tra le banche e le Fintech?
Prima della normativa europea, i canali dell’online banking erano di proprietà esclusiva delle singole banche. Con le nuove regole, gli istituti mettono a disposizione delle Api che aprono l’accesso alle aziende del Fintech. Queste adesso potranno entrare e costruire un servizio ai propri clienti secondo le loro regole, creando una user experience diversa da quella della banca di partenza. Un esempio classico sono i servizi di aggregazione: una Fintech può fornire una vista ragionata di più conti correnti su banche diverse di un cliente. Una bella comodità per gli utenti. I clienti si abituano velocemente ai servizi che fanno risparmiare tempo e alle comodità. Le Fintech però non devono essere viste dalle banche necessariamente come un concorrente. Ma possono costituire anche nuovi canali di distribuzione, attraverso i quali veicolare le proprie proposte.
Un’altra grande incognita sul futuro delle banche è la discesa in campo delle cd. Faang (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google). Che rapporto si creerà tra le nostre banche e i grandi colossi tecnologici?
Personalmente credo che le Big tech non siano animate dalla volontà di diventare banche a tutto tondo. Vero è però che alcune aree di business delle banche possono essere utili al loro modello imprenditoriale, basato soprattutto sul valore dei dati. Per esempio, per loro potrebbe essere vantaggioso aumentare il controllo sui pagamenti, perché tramite questi accrescono la conoscenza degli utenti. Ogni acquisto è un dato prezioso per profilare i consumatori, così come l’analisi dei like sui social network. É sicuramente un processo che deve essere seguito con grande attenzione.
Quali vantaggi vede in definitiva nell’Open Banking?
Sicuramente la possibilità di aumentare le occasioni di distribuzione dei servizi bancari. La collaborazione con Fintech terze parti può però generare anche un aumento di efficienza. Oggi il ciclo di sviluppo di un prodotto bancario, dall’idea alla commercializzazione, può arrivare fino a 18 mesi. Un tempo eccessivo, sempre meno in linea con la velocità delle dinamiche economiche globali. Con il coinvolgimento delle Fintech nella realizzazione dei servizi, per loro natura più agili, è possibile, in alcuni casi, abbattere radicalmente questi tempi e rimanere competitivi sul mercato.
Che ruolo giocherà Nexi in questa partita?
Nexi è in prima linea nel diffondere le innovazioni nel Paese e, nel ruolo di paytech delle banche italiane, punta a fornire soluzioni di qualità per i pagamenti digitali e l’accettazione alle banche partner. Forte delle competenze di gestione di piattaforme ad alta transazionalità, Nexi fornisce anche a Cbi la tecnologia che consente di esporre le Api e di gestire le terze parti alle banche aderenti.
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