Funding & Capital Markets, la nuova finanza delle Pmi
di Flavio Padovan
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6 Dicembre 2018
Le piccole e medie imprese italiane stanno cambiando, come dimostrano i recenti progressi in materia di funding. Con numeri record registrati nel 2018 da Aim, crescita delle Spac e sviluppo delle emissioni obbligazionarie. Ma molto resta da fare. Ne parla Marta Testi di Elite, il programma internazionale di Borsa Italiana, che punta a guidare verso la quotazione centinaia di medie imprese di successo. Al Funding & Capital Markets Forum …
Il credito bancario rimane ancora, e di gran lunga, la principale fonte di finanziamento delle aziende italiane. Ma ci sono segni positivi di un concreto cambiamento di atteggiamento delle piccole e medie imprese italiane nel campo del funding. Ad esempio, il record di ammissioni che ha registrato il mercato AIM tra gennaio e novembre: 30 società sulle 35 che hanno avuto complessivamente accesso alle quotazioni. O le 28 Special Purpose Acquisition Company (Spac) quotate, di cui 15 che hanno già concluso la business combination. Ma resta ovviamente ancora molto da fare. Che cosa? Ne abbiamo parlato con Marta Testi, responsabile Italia ed Europa di Elite, il programma internazionale di London Stock Exchange Group gestito da Borsa Italiana, a pochi giorni da Funding & Capital Markets Forum.
“Le aziende spiega Testi - stanno maturando una crescente consapevolezza sulla necessità di
accedere a forme di finanziamento diversificate e complementare rispetto al tradizionale credito bancario. Un cambiamento culturale che va aiutato perché – spiega Testi - è importante per differenziare il rischio, in modo particolare in scenari di maggiore complessità per l'accesso al credito rispetto all'attuale. E poi perché al di là del credito bancario, che rimane la soluzione regina per il finanziamento day by day, sono disponibili sul mercato strumenti più efficaci a sostenere lo sviluppo nei diversi cicli di crescita. Sia strumenti di debito, come le emissioni obbligazionarie corporate o i mini bond, sia di equity o quasi equity. Elite è in prima linea in questo processo di crescita delle aziende e nel rendere la finanza accessibile. In particolare alle Pmi, che sono la vera ossatura portante dell'economia europea”.
Quanto sono consapevoli le imprese italiane della necessità di un cambiamento nell'accesso al mercato dei capitali?
“Sono stati fatti molti passi avanti e oggi sono sicuramente più consapevoli rispetto al passato. La crisi del credito del 2009 ha reso palese ai loro occhi che c'era bisogno almeno di conoscere altre forme di finanziamento rispetto al credito bancario. I bassi tassi di interesse a cui oggi viene prestato il denaro alle aziende hanno momentaneamente messo in secondo piano questa esigenza, che però resta ben presente. Anche perché per crescere a livello internazionale attraverso acquisizioni o aggregrazioni il solo debito bancario non basta. È necessario accedere a strumenti diversi che possono garantire finanziamenti adeguati agli ambiziosi obiettivi di crescita”.
Elite si pone come acceleratore di questo processo di crescita culturale?
“Sicuramente sì, perché la barriera culturale è difficile da superare. Elite si sta impegnando molto per accorciare la distanza tra aziende e investitori, di debito o di equity, pubblici o privati. La finanza è fondamentale, ma nel nostro approccio viene dopo rispetto al supporto che offriamo alle aziende per crescere. Innanzitutto, è necessario trasformare quello che è un sogno imprenditoriali in un piano strategico e operativo, poi definire un'organizzazione che lo possa sviluppare e adottare una governance che posso coordinare la crescita. E infine viene la finanza, che è sempre uno strumento al servizio della crescita, e non viceversa”.
Una ricetta vincente, vista la crescita di Elite...
“Il 12 di novembre abbiamo superato le 1000 aziende partecipanti. Un traguardo significativo raggiunto in 6 anni. Oggi siamo ad oltre 1.020 aziende, provenienti da 35 Paesi, rappresentative di 35 settori diversi, con un aggregato i termini di ricavi di 72,5 miliardi di euro. E sono 422 mila dipendenti sono i dipendenti aggregati delle aziende Elite a livello internazionale. Se ci concentriamo sull'Italia, le aziende coinvolte sono 650, per un fatturato aggregato di oltre 60 miliardi. Stiamo parlando di aziende di medie dimensioni, con un fatturato medio per azienda 95 milioni, un numero di dipendenti complessivo che si avvicina a 330 mila, 19 regioni rappresentate, 32 settori”.
Qual è il fattore più importante nel successo del programma Elite?
“L'avere compreso che il linguaggio che gli imprenditori comprendono più facilmente è quello del business. Noi li aiutiamo ad essere più efficienti e brillanti nell'organizzare processi all'interno dell'azienda che siano virtuosi, senza ovviamente entrare negli aspetti relativi a prodotti e servizi. Un approccio che è molto apprezzato, così come proporre un percorso condiviso con altri imprenditori. Di settori diversi e differenti dimensioni, ma che hanno di fronte le stesse sfide: crescita, innovazione, attrazione dei talenti, sostenibilità. Il percorso fatto insieme crea una capacità di condivisione e una contaminazione che secondo me è uno dei valori principali di Elite. E questo vale anche le attività di corporate finance. Al di là del numero di aziende che hanno avuto accesso al mercato pubblico del debito e dell'equity in Italia, attraverso quotazione sui mercati gestiti da Borsa Italiana, sia lato equity come AIM e MTA, sia lato debito come ExtraMOT, sono avvenute tantissime operazioni di M&A, di ingresso di private equity nel capitale, di sviluppo tramite joint venture, anche a livello internazionale. Per capire il dinamismo di queste aziende, basta ricordare che una società su 3 ha fatto un'operazione di questo tipo da quando è entrata in Elite”.
Dal suo osservatorio, quali sono gli strumenti di funding alternativi al credito bancario che sono più nelle corde delle imprese italiane?
“L'imprenditore italiano conosce e comprende sicuramente meglio il debito. Quindi è più aperto alle emissioni obbligazionarie e ai mini bond. A dirlo sono i numeri: all'interno del gruppo Elite ci sono state infatti 43 emissioni obbligazionarie. Anche se ultimamente, grazie anche alla crescita del mercato equity, c'è stato un importante risveglio di interesse per la quotazione, in particolare sul mercato AIM Italia, creato da Borsa Italiana per piccole e medie imprese. Nel 2018, da gennaio a fine novembre, delle 35 quotazioni portate a termine, 30 sono state su AIM Italia, a conferma dell'interesse ad investire in queste aziende, una volta che si è riusciti ad allineare la domanda e l'offerta. Un ruolo importante lo hanno giocato i PIR, i piani individuali di risparmio che hanno creato liquidità a disposizione delle PMI”.
Particolarmente brillante anche il fenomeno delle Spac...
“L'Italia è tra i mercati più avanzati per la costituzione di questo società veicolo che hanno l'obiettivo di raccogliere capitale, quotarsi e poi andare ad intercettare una società target che si ritrova così automaticamente quotata. In momenti di mercato più complessi per volatilità è stato uno strumento che ha interessato moltissimo il mercato. Ad oggi ci sono 28 Spac quotate sul mercato, di cui 23 su AIM Italia. Di queste 15 hanno già concluso la business combination, cioè hanno già trovato una loro anima gemella lato industriale, mentre le altre 13 sono ancora alla ricerca della della società target. Questo fenomeno sta piacendo molto agli imprenditori proprio perché permette di seguire un processo di quotazione differente. All'interno di Elite, grazie alla piattaforma di private placement che abbiamo lanciato 2 anni fa, abbiamo anche semplificato e ridotto ulteriormente i tempi di accesso al mercato con il meccanismo Spac-in-Cloud, ovvero creando la raccolta per la prima quotazione del veicolo in cloud. La prima società che ha raggiunto il listino con questo nuovo meccanismo è stata Digital Value a inizio novembre e questo è un altro primato legato all'innovazione di prodotto che riusciamo a mettere in cantiere all'interno della nostra filiera”.
Come è nata la collaborazione tra Elite e ABI e quali obiettivi si pone?
“È nata in modo naturale, perché Elite, così come da sempre Borsa Italiana, si pone in modo complementare rispetto all'industria bancaria. La rilevante crescita registrata negli ultimi anni da Elite, è legata a partnership positive con le principali banche commerciali italiane. Quindi è per noi naturale collaborare con le banche essendo queste il primo fornitore di finanza per le imprese. Borsa Italiana, nelle sue diverse declinazioni di prodotto, ha come obiettivo creare una piattaforma in cui le imprese possono dialogare con il mondo degli investitori. Non potevamo quindi non dare il nostro supporto a un evento come Funding & Capital Markets Forum che permette non solo di avvicinare gli imprenditori, ma anche di far conoscere un nuovo ruolo del mondo bancario nel funding e a supporto dello sviluppo delle imprese”.