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Bancaforte TV

Identità digitale, un nuovo business per le banche

di Flavio Padovan
06 Aprile 2016

È tempo di bilanci per la PSD2. Pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 gennaio 2018, si proponeva di ridisegnare il mercato europeo dei pagamenti, favorendo lo sviluppo di un nuovo scenario competitivo e aprendo la strada all'open banking, quindi a un nuovo modo di fare banca. Ci è davvero riuscita? Quali di questi obiettivi ha raggiunto? Ne abbiamo parlato con Pasquale Ambrosio, Partner KPMG Advisory, nella videointervista rilasciata in occasione del Salone dei Pagamenti.

La PSD2 - premette Ambrosio -  ha portato sicuramente un miglioramento della sicurezza delle transazioni e di conseguenza una maggiore confidenza dei consumatori nell’uso degli strumenti digitali. A fronte di questo impatto estremamente positivo, molto poco si è visto invece in merito alla discontinuità che prometteva al mercato. “I due modelli di AISP e PISP, nonostante tassi di sviluppo a doppia cifra, sviluppano volumi di transato ancora molto limitati”, sottolinea Ambrosio.

A frenare le potenzialità della PSD2 sono state, da una parte, le difficoltà tecniche legate alla sua introduzione risultate significativamente maggiori rispetto a quelle attese. In particolare, ricorda Ambrosio, i primi 18 mesi si sono trasformati in una fase di tuning necessaria ad affrontare molti problemi di integrazione che non erano stati previsti. Ma si è rivelata errata – continua Ambrosio - anche la scommessa sulla risposta dei consumatori, che si era ipotizzata molto rapida e che invece è stata rallentata da un’iniziale esperienza d’uso in molti casi peggiore rispetto a quella di strumenti già presenti sul mercato, sebbene meno innovativi.

Un ulteriore errore – prosegue Ambrosio - è stato l’utilizzo dei nuovi framework non per integrare le logiche di utilizzo di AISP e PISP all’interno dei processi core, come la richiesta di un finanziamento o l’onboarding, ma per sviluppare aggregatori di informazioni, come la classificazione delle spese sui diversi conti, verso cui i clienti hanno mostrato un interesse scarso. Un approccio che evidenzia una iniziale difficoltà nell'individuare le migliori modalità di utilizzo delle opportunità offerte dalla PSD2 per generare valore per il cliente.

La PSD2 - ricorda Ambrosio - ha avuto senza dubbio il merito di aver avviato il percorso di open innovation del mondo bancario e un significativo cambiamento culturale, sebbene i servizi di open banking siano ancora un numero limitato.

La costruzione di un nuovo quadro europeo dei pagamenti è ora affidata alla PSD3. Sarà una rivoluzione o una evoluzione? Secondo Ambrosio, il testo della nuova direttiva proposto dalla Commissione europea, se analizzato a sé stante, non sembra in grado di realizzare una vera discontinuità nel mercato, che invece è possibile vedere in prospettiva valutando la PSD3 insieme alle due regolamentazioni ancillari, PSR e FIDA. In particolare, la proposta legislativa per sviluppare un framework per l'accesso ai dati finanziari, estendendo questa possibilità a un'ampia gamma di prodotti finanziari e assicurativi detenuti presso qualsiasi soggetto del sistema finanziario europeo, apre la strada all’open finance e allo sviluppo di prodotti e servizi innovativi. “Questa sarà la grande discontinuità che ci accompagnerà al 2030, anche se – avvisa Ambrosio – la definizione degli standard tecnici richiederà tempo”.

 

 

Leggi qui l'approfondimento di Bancaforte sullo studio di KPMG "New Digital Payments Regulatory Era? Impatti e opportunità del nuovo quadro normativo europeo", presentato al Salone dei Pagamenti: https://t.ly/nQASZ

 


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