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Dal museo ai social: la cultura vista da chi la vive, la insegna e la innova

di Maddalena Libertini Flavio Padovan
24 Ottobre 2025

La cultura parla un linguaggio nuovo, fatto di curiosità, partecipazione e voglia di esserci. A raccontarlo è la ricerca “Gen Z e Gen Alpha: la cultura che non ti aspetti”, promosso dall’Associazione Bancaria Italiana per il Festival è Cultura 2025. Un dialogo tra chi crea, gestisce e vive la cultura ogni giorno, per capire come renderla davvero accessibile, inclusiva e capace di ispirare i giovani.

Per Benedetta Colombo, content creator sui social con il profilo benedetta.artefacile, storica e divulgatrice dell’arte, “i giovani vogliono essere inclusi nelle scelte culturali, vogliono che le proposte parlino davvero dei loro interessi”. E aggiunge: “La cultura deve essere democratica. Non può restare chiusa in un circolo elitario: serve un linguaggio nuovo, accessibile, capace di partire dal livello zero, da chi magari non sa chi è Caravaggio ma vuole scoprirlo”.

Dal lato delle istituzioni museali, Ilaria Miarelli Mariani, direttrice del Sistema Museale di Roma Capitale, racconta un impegno concreto: “Stiamo investendo molto sulla formazione, dai percorsi scolastici ai tirocini universitari, ma anche su spazi e iniziative pensati per i giovani: dalle sale studio aperte nel weekend ai concerti nei musei con artisti come Achille Lauro e Ariete. Il museo deve essere un luogo vivo e accogliente”.

Anche Giusy Palma, referente per le attività educative di Civita alle Gallerie d’Italia di Napoli, sottolinea come “i bambini e i ragazzi siano visitatori curiosi, consapevoli e già informati. Per coinvolgerli davvero servono esperienze pratiche e interattive che trasformino la visita in un momento di crescita e benessere”.

Infine, Lorenza Bravetta, direttrice del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, evidenzia la necessità di “un museo inclusivo, accessibile, che si contamini con il pensiero contemporaneo”. E conclude: “Aprire alle nuove generazioni è vitale, perché il museo è un organismo vivo che deve parlare l’oggi per dare senso alla storia”.

Un confronto ricco e plurale che mostra come la cultura, per restare viva, debba continuamente reinventare i propri linguaggi, aprirsi alla partecipazione e riconoscere nei giovani non solo destinatari, ma protagonisti del cambiamento.


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