Moneta virtuale, grandi manovre sul web
di Mattia Schieppati
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11 Marzo 2013
Mega, il colosso di filesharing lanciato a gennaio da Kim Dotcom, sceglie Bitcoin come strumento di pagamento. Dando visibilità a un'economia alternativa da 140 milioni di dollari. Mentre Amazon e Google ...
Lanciata nel 2009 da un collettivo di "softwaristi anarchici" nascosti sotto il nome di Shatoshi Nakamoto con l'intento di creare un canale di monetica alternativa alle valute nazionali intermediate dai sistemi bancari centrali, nel 2013 l'avventura di Bitcoin - questo il nome della moneta virtuale, attraverso la quale in rete lo scorso anno sono stati effettuati scambi di beni e servizi per un valore di 140 milioni di dollari - promette di fare il salto di qualità.
La valuta è stata infatti scelta come strumento di pagamento da parte di un altro anarchico del web, nome d'arte Kim Dotcom, per l'acquisto di spazi di extrastorage che possono effettuare tutti coloro che utilizzano il nuovo sito di filesharing Mega, lanciato a fine gennaio e che ha già conquistato 2 milioni di utenti registrati. E fin qui sembrerebbe una normale dinamica del mondo web, non fosse per il fatto che Kim Dotcom si trova "rifugiato" in Nuova Zelanda con una richiesta di estradizione emessa dal Dipartimento di Giustizia americano: Kim prima di lanciare Mega è stato infatti l'ideatore di MegaUpload (
vedi l'articolo di Bancaforte del 20 febbraio 2012), il sito di filesharing messo al bando dal Governo degli Stati Uniti e poi da tutti i governi del mondo per le colossali violazioni del diritto d'autore (è stata per anni, infatti, la piattaforma attraverso cui sono stati caricati e scaricati milioni di file musicali e video "piratati").
Che cos'è e come funziona il Bitcoin
Bitcoin è una moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto. Il nome Bitcoin si riferisce anche al software open source progettato per implementare il protocollo e la rete peer-to-peer che ne risulta. A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale. Bitcoin utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni e sfruttano la crittografia per implementare le caratteristiche più importanti come il fatto di permettere di spendere Bitcoin solo al legittimo proprietario, e di poterlo fare una volta sola.
La progettazione di Bitcoin prevede il possesso e il trasferimento anonimo delle monete. I Bitcoin possono essere salvati su di un personal computer sotto forma di portafoglio o mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili a una banca. In ogni caso i Bitcoin possono venir trasferiti attraverso Internet a chiunque disponga di un indirizzo Bitcoin. La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, di manipolare il valore dei Bitcoin o di introdurre inflazione creando nuova moneta.
(per la trattazione completa e le Faq, si veda
Bitcoin.org/)
Ecco che il via libera dato da Mega all'utilizzo del Bitcoin sembra essere dettato, più che da un'apertura verso un'invenzione che viene dalla rete come quella della moneta virtuale, da un vero e proprio desiderio di ritorsione nei confronti degli States, con l'intenzione di andare a indebolire - cominciando da un primo, piccolo colpo - il dollaro "reale" che domina le transazioni online.
Fantapolitica? Mica tanto, se si considerano alcuni fattori.
Primo, che il filesharing è, a oggi, insieme ai social network, uno dei maggiori canali di traffico della rete da parte di utenti fidelizzati: MegaUpload aveva 150 milioni di utenti registrati e ogni giorno macinava un traffico di 50 milioni di utenti, con decine di milioni di file caricati e scaricati. Un volume di traffico destinato a crescere esponenzialmente ora che, con il crescere diffuso delle disponibilità di banda, il ricorso al cloud (e il nuovo Mega è in tutto e per tutto un sistema cloud ad alta capacità) è diventato centrale nell'esperienza sia degli utenti singoli che dei processi aziendali.
Secondo, che l’utilizzo di Bitcoin, da esperienza per pochi iniziati, sta diventando, non solo negli Usa (questa moneta virtuale è molto scambiata anche nel Sudest asiatico, in Russia e in Giappone), uno strumento sempre più comune di pagamento online, nonostante circoli al di fuori dei "vettori" più diffusi come i circuiti di pagamento Visa, Mastercard, AmEx o PayPal. A fine febbraio Bitcoin ha raggiunto in rete la quotazione record sul dollaro dalla sua nascita:
32 dollari per un Bitcoin (al momento del lancio, il cambio era un dollaro = due Bitcoin). Un rialzo stupefacente rispetto al lancio del 2009 dovuto al fatto che subito, appena Mega ha dato l'annuncio, anche altri due giganti del traffico web come WordPress, una delle più diffuse piattaforme per blogger, e il sito di social news Reddit hanno ammesso il Bitcoin tra le monete accreditate per i pagamenti di servizi. Addirittura su Amazon è possibile fare acquisti partendo dai Bitcoin, attraverso alcuni intermediari che convertono la moneta virtuale in buoni regalo Amazon. Un effetto di trascinamento che spesso si manifesta nell'economia della rete, e che può portare in poco tempo all'esplosione anche numerica del fenomeno.
D’altra parte la stessa Amazon ha anticipato che da fine aprile lancerà una propria moneta virtuale, la Amazon Coin, che utilizzerà innanzitutto per pagare gli sviluppatori di app e giochi, venduti attraverso lo store proprietario, e quindi introdurrà anche come sistema di pagamento a disposizione degli utenti. E già un anno fa il presidente di Google, Eric Schmidt, aveva annunciato che il gigante dei motori di ricerca aveva già pronta una propria moneta, il Google Bucks, e che stava risolvendo alcune controversie legali con il Tesoro americano prima di lanciare la novità.