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21 Novembre 2024 / 08:39
La forza del credito, attraverso le crisi

 
Credito

La forza del credito, attraverso le crisi

di Mattia Schieppati - 8 Aprile 2022
I dati, una chiave di lettura dello scenario internazionale, le sfide per il mondo bancario nell’intervento del Direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, che il 5 aprile ha dato il via ai lavori dell’edizione 2022 di Credito al credito
L’andamento del credito attraverso il periodo della pandemia e la nuova crisi della guerra in Ucraina. L’impegno delle banche nel continuare a sostenere lo sviluppo del tessuto imprenditoriale e i bisogni delle famiglie. Ma anche una lettura approfondita della situazione che l’Italia – e il mondo – stanno attraversando, e le sfide che attendono il settore bancario e finanziario, in un quadro europeo in profonda evoluzione, anche normativa. È un intervento di ampio respiro quello proposto dal Direttore Generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, nella sessione di apertura di Credito al Credito 2022, l’evento promosso da ABI, organizzato in collaborazione con Assofin, che ogni anno costituisce un appuntamento fondamentale per affrontare, in due giornate di interventi e tavole rotonde – il 5 e 6 aprile - situazione e prospettive dei temi legati al credito alle imprese e al credito alle famiglie.
«Pensavamo di avere ormai alle spalle il periodo più duro della crisi economica determinata dalla pandemia di Covid-19, che ha prodotto sofferenza sociale ed economica, con un crollo del PIL nel 2020 del 9% in termini reali.  Con l’efficace campagna vaccinale sembrava che avessimo ormai imboccato la strada per gestire la pandemia e la fiducia di imprese e consumatori era in crescita, spinta anche dalla promessa di sviluppo del Piano Nazionale di Ripresa e resilienza (PNRR), che procedeva secondo la tabella di marcia definita dall’Europa», esordisce Sabatini, tacciando quello che fino a poco più di un mese fa era lo scenario, difficile ma ottimistico, su cui l’Italia stava facendo rotta.

Guerra ed esposizione del settore bancario

«Oggi, dopo l’invasione Russa dell’Ucraina, le stime di crescita sono tutte al ribasso», prosegue il Direttore generale: «a marzo le stime di consenso indicano per l'anno in corso una crescita del Pil italiano al 3,4%, in calo rispetto al 4,3% previsto a dicembre 2021. Il rapporto presentato dal Centro Studi di Confindustria il 2 aprile delinea per l’economia italiana, nello scenario base, una crescita dell’1,9% che, considerata la variazione già acquisita del PIL per il 2022 pari al 2,3%, significa che l’economia italiana entrerà in recessione tecnica. All'orrore per il dramma umano vissuto da milioni di civili inermi, si aggiungono gli effetti sull'economia dell'esplodere della questione energetica, le conseguenze delle sanzioni economiche verso la Russia e delle contromisure adottate da quest'ultima, il clima di incertezza sui futuri assetti geopolitici che pesa su consumi e investimenti. Per quanto riguarda le esposizioni dirette del settore bancario italiano verso la Russia, le più recenti statistiche della Banca dei Regolamenti Internazionali, evidenziano che l’esposizione ammonta a circa 25 miliardi di dollari. Una esposizione, quindi, contenuta, infatti rappresenta solo lo 0,55% del totale delle attività delle banche italiane. Non si registrano, invece, esposizioni verso l’Ucraina. Come recentemente ribadito dal Presidente Enria, “Le esposizioni dirette di banche europee verso controparti russe appaiono gestibili, che significa che il primo impatto sulla stabilità finanziaria dell’area euro è contenuto. Anche nello scenario estremo - in cui le banche europee dovessero svalutare le esposizioni transfrontaliere e decidere, o essere forzate, a uscire dalla regione, l’impatto complessivo sul capitale non comprometterebbe il mantenimento dei requisiti di vigilanza.” Ma non è tanto l’esposizione diretta a preoccupare, quanto piuttosto gli effetti di secondo livello che dalla guerra potranno derivare sulla clientela imprese: per esse aumenteranno i costi di produzione e si ridurranno i margini, diventando per alcune di esse addirittura negativi, considerato che l’incremento dei prezzi alla produzione non potrà adeguarsi in modo simmetrico».

Serve un approccio comunitario

Uno stop-and-go che non può non avere ripercussioni, naturalmente. «Questa sequenza impressionante di eventi sottolinea la crescente volatilità dello scenario economico, anche conseguenza della globalizzazione e della loro stretta interdipendenza dei mercati, per cui eventi lontani – che in passato avrebbero prodotto danni limitati – oggi sono tsunami in grado di mettere in grave difficoltà l’intera economia mondiale», sottolinea infatti Sabatini, allargando lo sguardo e portando il ragionamento sulla necessità di un approccio allargato, europeo, alla situazione. «Ne discende che i singoli Stati Membri dell’Unione da soli non possono affrontare e gestire gli effetti di crisi di tale ampiezza e profondità e solo l’intervento delle istituzioni europee può attivare strumenti e misure in grado di affrontare le complessità e le sfide del contesto globale. Da questa valutazione discende peraltro una considerazione più pertinente al settore bancario e al nostro convegno: le metodologie di analisi del rischio di credito, concentrate sul calcolo probabilistico dell’evoluzione dei parametri aziendali secondo l’esperienza del passato, potrebbero risultare non sempre affidabili e, in alcuni casi, inapplicabili di fronte a cambiamenti di scenario improvvisi e ampi come quelle a cui assistiamo. C’è dunque un tema di riflessione sull’esigenza di accompagnare le tradizionali valutazioni di merito di credito, basate prevalentemente sui dati di bilancio aziendale, con analisi maggiormente forward-looking, in linea con quanto previsto anche dalle Linee guida EBA in materia di origination e monitoring del credito. Per questo è tuttavia necessario una evoluzione del rapporto banca-impresa, che richiede anche cambiamento profondo, anche culturale, da parte di questi due soggetti. Da una parte, le imprese, anche di piccola e media dimensione, dovranno necessariamente passare a sistemi informativi più evoluti – non limitati esclusivamente al controllo della produzione - in grado di dialogare con quelli delle banche, nel quadro di una relazione di maggiore fiducia e trasparenza, finalizzata all’ottimizzazione della gestione economico-finanziaria dell’azienda anche sotto il profilo del livello di patrimonializzazione. Dall’altra, le banche devono rafforzare ulteriormente la propria organizzazione per gestire con flessibilità i possibili squilibri economico-finanziari delle imprese che si dovessero evidenziare - anche in conseguenza a shock che sono sempre più frequenti - assumendo d’intesa con queste le necessarie e tempestive azioni correttive». 

Il ruolo dell'ABI

All’interno di un quadro complesso, Sabatini mette in luce lo sforzo e il ruolo giocato dalle banche, anche nelle fasi più acute della crisi, e l’impegno dell’ABI nel contribuire a creare le condizioni per una tenuta complessiva degli equilibri economici e sociali di imprese e famiglie. «L’Associazione sta facendo la sua parte per favorire l’operatività delle banche a supporto delle imprese anche in relazione all’attuazione degli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In particolare, abbiamo creato un nuovo gruppo di lavoro dedicato ai temi connessi al PNRR e, anche grazie alla collaborazione con la società Warrant Hub, intendiamo fornire ai nostri associati, attraverso incontri periodici, l’aggiornamento dello stato di attuazione del PNRR e dei bandi di gara e i possibili interventi del settore bancario. Il primo di questi incontri è in programma per il prossimo 8 aprile, al quale parteciperanno anche i rappresentanti di CDP che presenteranno il prossimo bando di gara per l’individuazione delle banche incaricate della selezione degli investimenti nel comparto Turistico che saranno finanziati con il Fondo dei Fondi, costituito da BEI con risorse PNRR. Stiamo, inoltre, lavorando con la Cassa Depositi e Prestiti per definire il testo della Convenzione per regolamentare le attività di istruttoria, erogazione e monitoraggio dei finanziamenti per la riqualificazione energetica, sostenibilità ambientale e innovazione digitale nel settore turistico, erogati a valere sul Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI) in attuazione di quanto previsto dal DL Recovery (decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152)».
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