Con Ethereum i contratti smart basati sulla blockchain
di Massimo, Cerofolini
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13 Settembre 2018
Intervista a Vinay Gupta, il tecnologo che ha lanciato la piattaforma dell’Internet degli accordi, come viene chiamato l’ecosistema degli smart contract. Ovvero l’automazione dei contratti, dalla creazione all’esecuzione. A cui guardano con favore aziende e banche di tutto il mondo
Non c’è soltanto il bitcoin a brillare nel firmamento della blockchain, il registro online che può memorizzare gli scambi di valore in modo sicuro, verificabile e permanente. Accanto alla più celebre delle criptovalute, si affianca la stella di Ethereum, la blockchain personalizzabile, il cui cavallo di battaglia sono gli smart contract, ossia i contratti che si eseguono automaticamente in base ai criteri prefissati, senza il peso di costi e intermediari.
Proprio questa particolarità ha acceso nei suoi confronti l’interesse di alcune tra le maggiori aziende mondiali. Dal febbraio 2017, infatti, la Enterprise Ethereum Alliance aggrega circa 200 società leader in settori chiave come banche, finanza, farmaceutico, industria, energia, media e pubbliche amministrazioni. Un’alleanza che conta giganti come J.P. Morgan, Intel, Microsoft, MasterCard, Credit Suisse e che ha come obiettivo la ricerca di standard per le soluzioni tecnologiche rivolte al mondo delle imprese.
Non solo. Anche in Italia, una quindicina di banche coordinate da ABI Lab ha avviato la sperimentazione della blockchain sulla spunta interbancaria, per verificare la corrispondenza delle attività di due diverse banche (
ne abbiamo parlato qui). Con lo scopo, si legge in una nota, “di conseguire i vantaggi derivanti dalla trasparenza e visibilità delle informazioni, dalla maggiore velocità di esecuzione delle operazione e dalla possibilità di effettuare verifiche e scambi direttamente sull’applicazione”.
Ma in che modo le tecnologie blockchain e in particolare gli smart contract possono cambiare le nostre vite? Al Future Fest di Londra abbiamo incontrato
Vinay Gupta, tecnologo scozzese, 46 anni, uno dei maggiori esperti mondiali di blockchain. È stato lui nel 2015 il responsabile del lancio della piattaforma di
Ethereum, per poi dedicarsi in proprio a
Hexayurt Capital, un fondo che investe nella creazione dell’Internet degli accordi, come viene chiamato l’ecosistema intorno agli smart contract.
Può spiegarci l’importanza della blockchain technology per il nostro futuro?
In questo momento Internet funziona benissimo su tutto ciò che riguarda l’accesso alle informazioni. Utilizziamo la rete ad alta velocità per documentarci o per trovare qualcosa da comprare nei negozi online. Con grande efficienza. Nel mondo degli affari, però, le potenzialità del web vengono usate soltanto in minima parte: per spedire le fatture, i file pdf, le e-mail, un foglio di lavoro Excel e poco altro. Eppure il settore del business fattura di gran lunga più del commercio online, in una misura compresa tra 5 e 12 volte maggiore. Quindi, quando parliamo di blockchain, quando si prova a portare la reale potenza di Internet nel mondo delle imprese, dobbiamo partire dai limiti attualmente esistenti. Dalle lentezze e dai problemi che attività come fatturazioni, controlli contabili, rapporti coi fornitori e logistica causano in tutti i livelli della struttura aziendale. È su questi colli di bottiglia che la blockchain può giocare la sua partita per allargare le opportunità della rete.
Una delle applicazioni della blockchain, su cui lei si è più speso con Etherium e ora con Hexayurt Capital, è quella degli smart contract. Può spiegarci che tipo di benefici possono produrre?
Si tratta dell’automazione applicata ai contratti. Attualmente quando si fa un contratto servono molti documenti, li si prepara manualmente, li si manda a qualcuno che li firma, il tutto con un enorme spreco cartaceo. Lo smart contract invece rende automatica sia la creazione che, in parte, l’esecuzione dei contratti. Ciò significa che gestire una transazione diventa davvero economico. Pensiamo a quanto sia costosa l’esecuzione di un contratto, a quanto lavoro oggi richieda. Ridurne almeno una parte permette un immenso beneficio per tutti.
Si possono quantificare questi vantaggi?
Oggi la maggior parte dei sistemi sui quali ci basiamo sono nati prima dell’era digitale o hanno comunque ripreso le modalità del mondo analogico. Cose come la carta, le e-mail, i file pdf. Sono tutti strumenti che ormai appartengono al passato e al tempo stesso hanno costi enormi. Io penso che con la blockchain assisteremo a una rivoluzione nella burocrazia, sia pubblica che privata. Meno lavoro cartaceo, meno confusione, meno verifiche, procedure contabili più veloci. Questo taglierà il costo delle transazioni commerciali fino al 20% rispetto ad oggi.
Ci faccia un esempio pratico per quanto riguarda i pagamenti con la blockchain.
Prendiamo una persona che mette in affitto la propria casa su AirBnb. Oggi il contratto è uno e piuttosto standardizzato: una data somma in cambio dell’alloggio. Con gli smart contract, invece, si possono con semplicità e sicurezza predisporre anche 50 contratti legati allo stesso immobile: l’uso dell’arredamento, dell’auto, ma anche i pasti. E a queste opzioni si potrebbero aggiungere i trasporti interni, i voli, le visite guidate, il tutto in un pacchetto integrabile. Si possono in sostanza usare dei mini-contratti da unire tra loro, in modo che diano come risultato ciò che si desidera complessivamente.
Si prevede che entro il 2020 ci saranno oltre 200 miliardi di oggetti connessi a Internet: automobili, frigoriferi, elettrodomestici, braccialetti per il controllo della salute e ovviamente telefonini. Saranno loro a dare la spinta decisiva agli smart contract?
Sicuramente. L’Internet delle cose, l'Internet applicato agli oggetti di uso comune, permetterà di certificare in modo automatico e istantaneo le condizioni riportate sul contratto. L’assicurazione dell’automobile, per esempio, potrà variare giorno per giorno a seconda delle condizioni di guida riportate dai sensori presenti nella vettura: più rispetto il codice stradale meno pagherò come premio. E viceversa.
E nel mondo del lavoro, delle professioni, quali sono i vantaggi che gli smart contract potrebbero portare?
Ci sono due aspetti da considerare. Il primo è che non ci si troverebbe più a perdere tutto il tempo che si dedica oggi alla gestione dei contratti, dal momento che questi sono automatizzati: basta scegliere da un menù e con la fruizione del servizio scatta subito il pagamento. Senza contestazioni, lettere degli avvocati o lunghi processi civili. Il secondo aspetto è che oggi moltissime transazioni vengono fatte quotidianamente senza ricorrere a un contratto formale: ci si affida ad aspettative comuni, a una stretta di mano, a convenzioni non scritte. Abitudini ufficiose che però sono sempre a rischio di incomprensioni, furbizie e ripensamenti difficili da regolare. Lo smart contract consente invece di introdurre la formalità attorno a questi aspetti negoziali, rendendoli più precisi e riducendo il margine delle controversie.
L’applicazione più famosa delle blockchain sono le criptovalute, come i bitcoin o Ether, la moneta di Ethereum, che funge anche da carburante per pagare l’uso della potenza computazionale. Quale sarà il futuro di questo criptovalute? Sono destinate a sostituire i contanti?
No, non c’è niente che andrà a sostituire qualcosa d’altro. Le carte di credito non hanno rimpiazzato i contanti, i bonifici elettronici stessi non hanno preso il posto dei contanti. Io penso che nel futuro tutti gli acquisti di tipo business-to-business, dai rapporti coi fornitori alla logistica, saranno resi automatici. Nascerà una sorta di Internet delle aziende.