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21 Novembre 2024 / 09:44
Alessandra Perrazzelli: «Redditività e digitale le sfide per le banche»

 
Banca

Alessandra Perrazzelli: «Redditività e digitale le sfide per le banche»

di Mattia Schieppati - 28 Settembre 2020
L’uscita dalla crisi del dopo-pandemia passa, per le banche, dalla capacità di saper cogliere in maniera positiva e profittevole la sfida e le opportunità date dalla tecnologia, per essere ancora più vicine alle nuove esigenze di una società in transizione verso un’economia sempre più digitale. La Vice Direttrice Generale della Banca d'Italia è intervenuta nella plenaria di apertura di Supervision, Risks and Profitability 2020 sul tema "Il sistema bancario italiano tra difficoltà congiunturali e sfide tecnologiche".
Come avviene dopo il passaggio di un uragano, la prima cosa da fare è un’analisi il più possibile distaccata e circostanziata della situazione. E da questo sguardo sul “dove siamo” prende il via l’intervento di Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale della Banca d'Italia, nella sessione di apertura dell’edizione 2020 di Supervision, Risks and Profitability. «Le conseguenze della pandemia sul sistema bancario sono state fino ad ora contenute, anche grazie alle misure governative di supporto a famiglie e imprese e al deciso intervento della Banca Centrale Europea. Le condizioni di liquidità rimangono distese. Gli indicatori di solidità patrimoniale sono migliorati: tra dicembre e giugno il rapporto tra il capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per il rischio è aumentato di quasi un punto percentuale, al 14,8 per cento. Tra i principali fattori che hanno determinato la crescita, vi sono la capitalizzazione degli utili maturati nel 2019 (in linea con le raccomandazioni delle autorità di supervisione) e gli interventi del regolatore (minore ponderazione di alcune tipologie di attività e riduzione dell’impatto a patrimonio dell’adozione del principio contabile IFRS9)», dettaglia Perrazzelli. «I primi effetti della crisi si possono però già vedere nel calo della redditività: rispetto ai primi sei mesi del 2019 il Roe è sceso di oltre 5 punti percentuali, in larga parte a causa dell’aumento delle rettifiche su crediti. Queste ultime hanno fatto seguito alla crescita delle perdite attese su prestiti ancora in bonis, la cui probabilità di default è aumentata a seguito del deterioramento del quadro macroeconomico».
A fronte di questi dati e del contesto, l’immediato futuro va considerato con attenzione: «Al momento la qualità del credito rimane buona. Il rapporto tra crediti deteriorati e totale dei prestiti ha continuato a scendere nei primi sei mesi dell’anno. Tuttavia è proprio a causa dell’inevitabile, ulteriore crescita delle perdite su crediti che ci si aspetta un marcato peggioramento della redditività, con ripercussioni anche sul livello di patrimonializzazione», osserva Perrazzelli. Oltre a guardare agli effetti della crisi-pandemia, questo punto di svolta è l’occasione per guardare avanti, a possibili strade di sviluppo e di profitability. Uno sviluppo che passa dalla relazione tra banche e tecnologia: su questo tema la Vice Direttrice Generale di Bankitalia concentra una buona parte del proprio intervento. «Come ha recentemente ricordato il Governatore nel suo intervento al Comitato esecutivo dell’ABI», dice, «il prossimo futuro riserva sfide di non poco conto per le banche, sfide che erano in larga misura già presenti prima dello scoppio della pandemia e che sono state da essa rese per molti aspetti più impellenti. La principale è quella di recuperare un adeguato livello di redditività in un contesto caratterizzato da bassi tassi d’interesse e da mutamenti epocali indotti dal progresso tecnologico. Una maggiore redditività può essere perseguita utilizzando numerose leve, ovviamente non mutualmente esclusive. Richiamo quanto affermato di recente dal Governatore: la Vigilanza mantiene un orientamento rigidamente neutrale nei confronti degli intermediari quanto alla scelta del modello di business, alla dimensione, alla collocazione geografica. In particolare, non ha preferenze per intermediari di grandi dimensioni; ma abbiamo più volte ricordato che operazioni di integrazione, se ben progettate, possono fruttare significative economie di scala e di scopo, e rappresentano pertanto uno strumento a disposizione degli intermediari per reagire alle difficoltà della situazione attuale».
E ancora: « La pandemia ha obbligato le banche e la loro clientela a ricorrere a servizi fruibili da remoto, imprimendo una forte accelerazione alla trasformazione della domanda. È probabile che certi comportamenti di utilizzo dei servizi bancari, acquisiti forzatamente dalla clientela nel corso della pandemia, si mantengano, e in alcuni casi tendano a rafforzarsi, anche con il graduale ritorno alla normalità. Non si può dunque prescindere dal potenziare le infrastrutture informatiche, adeguare la compagine del personale alle necessità connesse con un utilizzo diffuso delle nuove tecnologie, ripensare il modo in cui le banche interagiscono con la clientela. I contatti intercorsi in questi mesi con gli operatori e con i maggiori fornitori di tecnologia ci confermano la tendenza a sperimentare nuove forme di lavoro e, soprattutto, nuovi prodotti e processi a contenuto digitale».
Le conclusioni dell’intervento tornano a battere su questi temi. «Le sfide che le banche italiane dovranno affrontare non sono semplici», sintetizza Perrazzelli: «La crisi indotta dalla pandemia ha aggravato un già non semplice contesto congiunturale e accelerato la transizione verso l’economia digitale. Le riforme regolamentari e di supervisione che sono previste entrare in vigore nei prossimi anni sono volte a salvaguardare il sistema finanziario da rischi divenuti evidenti con la crisi finanziaria globale e quella dei debiti sovrani. Possibili effetti pro-ciclici vanno certamente considerati al fine di non aggravare, per quanto possibile, situazioni rese particolarmente difficili dall’emergenza pandemica. Queste riforme sono tuttavia necessarie proprio per rendere le banche ancor più resilienti e prepararle a fronteggiare le difficoltà che verranno. Il prerequisito per riuscire a vincere le sfide che si pongono per gli intermediari italiani ed europei, a fronte dei grandi mutamenti economici e tecnologici, è il recupero di una redditività sufficiente a consentire di generare e attrarre il capitale necessario a sostenere l’operatività. Solamente istituti redditizi, e per questa via ben capitalizzati, sono in grado di supportare adeguatamente la ripresa economica».
Leggi qui l’intervento integrale di Alessandra Perrazzelli a Supervision, Risks & Profitability 2020
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