Il rischio geopolitico è oggi una delle minacce più rilevanti per il settore bancario europeo. A confermarlo è Valentina Gasparo, Chief Risk Officer di ING Italia, intervistata da Bancaforte in occasione di Supervision, Risks & Profitability 2025, l’evento promosso dall’ABI dedicato a vigilanza, rischi e redditività.
«ING è presente in 40 Paesi: potete immaginare quanto il rischio geopolitico sia critico nel nostro framework. Lo abbiamo integrato nella nostra valutazione già dal 2012, ma negli ultimi tre anni è salito al secondo posto tra i rischi più rilevanti, superato solo dalla cybersecurity», spiega Gasparo. Un cambiamento di priorità che riflette la crescente instabilità globale e le sue ricadute su capitale, redditività e operatività bancaria.
L’approccio di ING è expert-based, fondato su un’analisi qualitativa e quantitativa condotta da un team interno che elabora cinque macro-scenari geopolitici, valutati in base a probabilità e impatto potenziale. Ma l’identificazione del rischio è solo il primo passo. «L’importante è capire cosa ne facciamo di questi scenari: vanno integrati nei processi di capitale interno (ICAP), nei meccanismi di accantonamento al fondo rischi e nella pianificazione strategica», aggiunge Gasparo.
Una delle sfide principali è infatti tradurre i rischi geopolitici in impatti concreti su quelli non finanziari. Cresce così l’attenzione su aspetti come la presenza fisica e legale nei territori a rischio, la struttura organizzativa (branch vs legal entity) e il derisking selettivo, che in alcune banche riguarda non solo l’area geografica, ma anche la destinazione dei fondi di trade finance, indipendentemente dalla sede formale del cliente.
La riflessione è condivisa anche dalla Banca Centrale Europea, che ha elevato il rischio geopolitico a priorità di vigilanza e sta approfondendo le strategie di risoluzione più efficaci, dal multiple point of entry al single point of entry. «È ormai chiaro – conclude Gasparo – che il rischio geopolitico è diventato un new norm. Le sue implicazioni sui rischi non finanziari sono critiche e vanno gestite con approcci evoluti e consapevoli».
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