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15 Novembre 2024 / 20:19
L'Internet of Things entra in banca
I 12 trend del 2018

 
Fintech

L'Internet of Things entra in banca

di Fabio, Lalli (Ceo Iquii) - 10 Maggio 2018
Pagare con il proprio smartwatch o con altri indossabili, o addirittura pagare senza accorgersi di farlo, non è più fantascienza. È la realtà che retailer, Fintech e banche stanno già creando. L'IoT e la connettività diffusa giocano un ruolo importante nella trasformazione dei servizi finanziari alle persone e alle imprese. Non solo nei pagamenti digitali, ma anche nella data monetization. Guardando allo smart homing, alla salute e agli stili di vita, all'assicurazione, al settore industriale e agricolo ...
L’esperienza di acquisto ideale è quasi sempre associata alla ricerca della semplicità. Tanto più un servizio è facile per coloro che lo utilizzano, tanto più estesa è la sua diffusione. Oggi il digitale mette a disposizione una scelta smisurata di possibilità che stanno migliorando il rapporto con gli acquisti e con la fase del pagamento delle persone; all’interno del vasto mercato dei pagamenti digitali hanno così fatto il loro ingresso anche i pagamenti “in mobilità” ossia attraverso smartwatch e wearable device cui sono abbinati mobile wallet e app per i pagamenti.
Ma la relazione tra IoT e mondo bancario e finanziario non è affatto confinato ai soli pagamenti digitali, le opportunità, spesso ancora inesplorate, sono molteplici e il valore primario sta nella capacità di monetizzazione dei dati generati dalle “cose intelligenti”.

L’IoT come volano della data monetization

Chi si occupa di servizi finanziari ha già intravisto da tempo le potenzialità dell’IoT anche in un settore che, fino ad oggi, ha sfruttato i dati più per servizi intangibili (la gestione del rischio, la prevenzione delle frodi, ecc.) che come asset attraverso il quale monetizzare un servizio.
La telematica assicurativa automobilistica (ossia la gestione delle polizze auto in funzione dei dati dell’assicurato, dalle sue abitudini di guida ai suoi comportamenti/spostamenti quotidiani, oggi in gestione diretta a molte banche come servizio aggiuntivo per i propri clienti) è una pratica ormai ben consolidata, anche se in Italia deve ancora diffondersi capillarmente.
Lo stesso vale per l’IoT applicato alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico: sono già diverse le banche, soprattutto quelle di grandi dimensioni e con molte agenzie nei territori locali, che sfruttano sensori di varia natura per progetti di smart building attraverso i quali controllare i consumi energetici, la gestione dell’illuminazione, i servizi di facility, ecc.
L’IoT può quindi essere l’elemento di data monetization nella proposta di servizi finanziari, anche di tipo tradizionale. Pensiamo per esempio ai sensori e ai dispositivi presenti in una smart home: l’insieme di questi dati fornisce preziose informazioni sulle condizioni di un’abitazione che possono essere decisamente utili durante il processo di valutazione di una ipoteca.
I wearabel device delle persone e le app associate possono fornire informazioni importanti sulle abitudini e lo stato di salute di una persona che, a seguito di un comportamento virtuoso, potrebbe trarne beneficio con una rata del mutuo o di un finanziamento bancario più “leggera” per via della minore incidenza del costo della polizza vita (spesso richiesta dalle banche come garanzia aggiuntiva al momento della stipula di un finanziamento).
E ancora: le applicazioni IoT in campo industriale e agricolo possono fornire alle banche informazioni utili per definire in modo più accurato lo stato economico-patrimoniale di un’azienda, la sua esposizione al rischio ma anche la sua capacità e propensione all’innovazione, con conseguenti agevolazioni su prestiti, percorsi di credito, ecc.
Secondo una rielaborazione dei dati di Gartner sul mercato IoT global, che stima una crescita media annua dei dispositivi IoT di oltre il 32% fino al 2020, effettuata dagli analisti e dagli esperti del settore Finance di Deloitte, oltre un terzo della crescita dovrebbe interessare sensori applicati nell’ambito dei servizi finanziari (banking, capital markets, investment management, insurance, commercial real estate) con crescite medie annue che oscillano tra il 20 ed il 90% a seconda del servizio finanziario specifico.
Fabio Lalli, Ceo di Iquii
Ma i numeri “lordi” e i tassi di crescita della distribuzione globale di sensori raccontano solo una parte della storia. Il vero asset nella mani di chi eroga servizi finanziari sta nei dati generati da questi sensori e nella capacità di monetizzazione, cioè del loro utilizzo nello sviluppo di nuovi servizi finanziari personalizzati o nel miglioramento di quelli esistenti. Meglio ancora con una vista privilegiata sull’experience del cliente.
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