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21 Dicembre 2024 / 17:00
Un nuovo ruolo per il risk management

 
Banca

Un nuovo ruolo per il risk management

- 6 Giugno 2018
A pochi giorni da Unione Bancaria e Basilea 3, Pietro Penza, partner PwC, traccia le linee evolutive della funzione di risk management in banca. Che dovrà sempre più saper leggere i rischi in chiave strategica, con un approccio non più “a silo” ma integrato tra le diverse tipologie di rischio, vecchie e nuove, come quelle legate all’innovazione tecnologica …

Qual è la sua opinione sul ruolo organizzativo e soprattutto sulle possibili evoluzioni del risk management in banca?

Non c’è dubbio che il risk management negli ultimi anni abbia acquisito un peso e una visibilità crescente, anche da parte della direzione e degli organi sociali. Questa crescita di visibilità è stata in larga misura dovuta al ruolo della regolamentazione e alle responsabilità attribuite. Il vero punto di svolta risale a Basilea 2, che ha aperto la possibilità, teoricamente a tutte le banche, di adottare i modelli interni per il rischio di credito che hanno consentito significativi risparmi di capitale. È stato l’inizio di una vera e propria “età dell’oro” per il risk management, in grado di trasformare script modellistici in tangibili risparmi di capitale e di consentire di migliorare i ratios patrimoniali senza dover ricorrere – o dovendo ricorrere in misura minore – al mercato, con tutti vantaggi che questo comporta per la stabilità del management e dalla compagine azionaria.

Il risk manager quindi come “ottimizzatore” di risorse …

Se da un punto di vista teorico la capacità di modellizzare i rischi dovrebbe rappresentare per una banca l’elemento competitivo discriminante, il risk manager è stato sempre più visto come un Rwa optimizer, il cui “valore” consiste nel consentire alla banca di risparmiare capitale. Con questo non si vuole sottovalutare l’importanza che l’adozione dei modelli interni ha avuto sulle prassi di business delle banche, che sono significativamente migliorate grazie anche ai requisiti organizzativi e di data quality richiesti per l’autorizzazione all’uso di modelli interni. Ne è però conseguita – anche su spinta del supervisore – la necessità di internalizzare al massimo le competenze, che ha prodotto una crescita notevole delle funzioni di risk management (includendo anche la convalida), che hanno assunto dimensioni in alcuni casi particolarmente rilevanti, attraendo anche risorse ad alta specializzazione (soprattutto quantitativa). Ma, come tutte le “età dell’oro”, anche questa sta probabilmente volgendo alla fine….

Quali sono i fattori che stanno spingendo al cambiamento?

Sono diverse le “forze” che stanno muovendo verso un ripensamento radicale sia del ruolo del risk management sia del suo modello operativo. Tra le più rilevanti, il costo sempre maggiore delle strutture di risk management che sempre meno si accompagna a vantaggi tangibili: infatti, una volta conseguita la riduzione del capitale “one off” i costi rimangono stabili nel tempo. Un secondo gruppo di forze riguardano il peggioramento della congiuntura di questi ultimi anni, i margini di prudenza richiesti dal regolatore, l’attività di omogeneizzazione compiuta a livello europeo con i Trim e un approccio dei supervisori a una ricerca di stabilità del livello di capitale (conseguito attraverso modelli che sono sempre più Ttc e sempre meno Pit). Inoltre le modifiche in fase di adozione con la cosiddetta Basilea 4 introdurranno vincoli stringenti sia sui portafogli potenzialmente oggetto di modelli interni sia sui floor complessivi e per singolo portafoglio, che ridurranno la “convenienza” meramente regolamentare di adottare modelli Airb. Senza dimenticare infine l’emergere di “nuovi” rischi, che derivano dall’innovazione tecnologica, tradizionalmente fuori dalla “confort zone” dei risk manager. Tra i rischi Ict un ruolo di grande rilevanza è rivestito dal cyber risk soprattutto con la crescita dell’utilizzo di canali digitali in particolare nel retail banking, con le potenziali ricadute reputazionali su un business che è fondamentalmente fiduciario.

Allora, quale futuro per il risk management ?

Il risk management è, e non potrà che rimanere, una fondamentale funzione di controllo, ma non può ridursi ad essere il garante della compliance regolamentare perché perderebbe di vista il suo vero obiettivo che è quello di orientare la banca ad un’assunzione dei rischi consapevole e coerente con il proprio risk appetite. Il risk manager deve tornare a convivere con un certo livello di indeterminatezza, pensare agli «unknown unknonws», riesaminare criticamente i controlli in ottica di «state of compromise», non limitarsi ad essere la “longa manus” del supervisore. Ovviamente è più difficile a farsi che a dirsi, ma questa presa di coscienza è inevitabile…

Non solo quindi un ruolo di compliance ma di indirizzo strategico …

Va anzitutto chiarito che la regolamentazione e, soprattutto, la supervisione continueranno a giocare un ruolo importante, anche data la continua e sempre più pervasiva innovazione normativa. Tuttavia, il risk management deve riappropriarsi della sua funzione di misurazione e indirizzo strategico alla gestione dei rischi della banca, senza appiattirsi del tutto sulla regolamentazione. Questo cambiamento non potrà non essere accompagnato da un profondo ripensamento del proprio ruolo e ambiti di attività (risk mandate) e della propria organizzazione (risk organization). D’altro canto non è ipotizzabile che ciò avvenga con un’ulteriore crescita dimensionale e dei relativi costi. Un ripensamento del modello operativo della funzione di risk management diventa pertanto indispensabile se si vuole mantenere un rapporto accettabile tra benefici (più o meno tangibili) e costi. Per il risk manager si apre, quindi, un “new normal”, che non consisterà in un ritorno al passato, ma che anzi richiederà competenze diverse da quelle attuali e la capacità di leggere i rischi non “a silo”, o con un approccio all’integrazione dei rischi esclusivamente quantitativo, ma di sviluppare una visone olistica, saper leggere le interrelazioni tra diverse tipologie di rischi e, in particolare, tra alcuni rischi che a prima vista potrebbero apparire tipicamente di compliance, ma che invece sono fortemente connessi con tipologie di rischi tradizionalmente più vicine al risk management.

PwC indica 4 linee guida evolutive. Quali sono?

PwC ha recentemente svolto uno studio presso alcune delle principali banche internazionali per delineare le principali sfide e le relative linee evolutive della funzione di risk management. L’indagine individua alcuni fattori chiave. Primo, l’estensione dell’ambito di attività del risk management a tipologie di rischio diverse da quella tradizionali, ai quali la funzione di risk management deve rispondere con skill accresciute e diverse. Secondo, riduzione dei costi: sebbene i costi direttamente collegati alla funzione di risk management siano una frazione dei costi totali (tra il 3% e il 5%), alcune delle banche intervistate hanno dichiarato di voler ridurre i costi della funzione di risk management fino al 20%. Questo approccio implica necessariamente un ripensamento dei modelli organizzativi, inclusa una semplificazione dei processi, strategie di “delocalizzazione” di alcune attività (tipico caso quello dello sviluppo dei modelli – off/near shoring). Terzo, maggiore integrazione con le altre funzioni, in particolare Finance e Compliance, sia in ottica di ottimizzazione degli investimenti che di interazione fra rischi. Infine, maggior enfasi sulla tecnologia, in particolare per quanto riguarda l’automazione e l’integrazione tra i vari processi (stress testing, modelling, monitoraggio, reporting, capital planning, ecc.) e la gestione di grandi volumi di dati tramite advanced analytics non legati a requisiti regolamentari.

Qual è il significato di “new normal” ?

Semplicemente che ci aspettiamo che i trend delineati definiranno il ruolo del risk management in banca nei prossimi anni, tenendo conto che le modifiche regolamentari in corso e i progressi fatti renderanno sempre meno “attrattiva” l’attività del risk management in termini di risparmi di capitale attesi, ma d’altro canto costituirà un presidio fondamentale verso rischi emergenti e di cui ancora non si colgono in pieno gli impatti potenziali.

Unione Bancaria e Basilea 3

Si terrà il 14 e 15 giugno presso il Palazzo dei Congressi di Roma l’edizione 2018 dell’evento annuale promosso dall’ABI. Per analizzare i grandi temi dei rischi, del capitale e della vigilanza europea

Mancano pochi giorni alla nuova edizione di Unione Bancaria e Basilea 3 - Risk & Supervision, il convegno promosso dall’Associazione Bancaria Italiana, organizzato da ABIServizi e coordinato anche quest’anno da Giacomo De Laurentis dell’Università Bocconi.
Il 14 e 15 giugno a Roma, presso il Palazzo dei Congressi (viale della Pittura 50) 100 relatori del mondo delle istituzioni, delle banche, dell’università, della consulenza e delle aziende offriranno un quadro aggiornato e dibatteranno - in 2 sessioni plenarie e 10 parallele - sui grandi temi dei rischi bancari, del capitale e della vigilanza europea.
La sessione plenaria di apertura, dedicata agli aspetti regolamentari e gestionali per una crescita sana dell’economia e del credito, sarà introdotta dal direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini.
A chiusura della sessione l’atteso speech della Renato Maino Lecture, quest’anno affidato a Christopher Finger, Economist Board of Governors of the Federal Reserve System.
Le dieci sessioni parallele affronteranno, nel corso delle due giornate, i seguenti temi:
  • Rischio di credito
  • Stima della LGD e gestione dei NPL
  • Rischi di liquidità, funding, controparte e mercato
  • Banche less significant e intermediari finanziari
  • Rischio operativo
  • IFRS9 e gestione strategica dei NPL
  • Evoluzione del Pillar II e SREP decisions
  • L’interazione tra CFO, CRO e Board
  • Gestione e comunicazione dei dati
  • Cyber e conduct risk.
  • La sessione plenaria di chiusura, infine, sarà dedicata al tema attuale delle potenzialità e dei rischi della comunicazione finanziaria verso prenditori e finanziatori.
    Unione Bancaria e Basilea 3 - Risk & Supervision 2018 partecipa al progetto Events in Art, iniziativa che valorizza il talento di giovani artisti, utilizzando le loro opere come immagini identificative degli appuntamenti di ABIServizi. L’opera selezionata, dal titolo “Basilea 3”, è stata realizzata da Francesco Pirini e sarà esposta durante la manifestazione (vedi foto in alto).
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