Il ruolo chiave del Non Profit nella Fase 2
di Mattia Schieppati
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26 Maggio 2020
In prima linea nella fase acuta dell’emergenza, il Terzo Settore sarà sempre più importante nel percorso di ricostruzione in una società che vede aumentate le fragilità e le disuguaglianze. Rallentato il flusso delle donazioni, perché focalizzate sugli aiuti sanitari urgenti, serve ora una nuova logica di accesso al credito e di dialogo con il mondo finanziario. Le iniziative di Acri e Invitalia tracciano la via …
Da sempre in prima linea non solo nelle emergenze, ma anche (o forse soprattutto) nel sostenere nella quotidianità i bisogni delle persone più fragili, anche durante il ciclone Covid-19, il Terzo Settore italiano non ha mai smesso di fare la propria parte. Un motore fondamentale che, nonostante le limitazioni fisiche imposte dal lockdown (si pensi alle accresciute difficoltà nella gestione di progetti rivolti alla disabilità, all’inclusione sociale, alla formazione, ecc., tutte attività di vicinanza e relazione con le persone, nelle quali la parola smartworking non esiste) ha continuato a dare un apporto indispensabile in molti ambiti nei quali le istituzioni pubbliche, già sotto stress, in questi mesi meno che mai sarebbero state in grado di arrivare. Un impegno che è continuato nonostante per molte realtà Non Profit siano progressivamente venute a mancare, o comunque ad assottigliarsi in maniera spesso preoccupante, molte delle voci di entrata consolidate: meno donazioni, dal momento che tantissimi italiani hanno scelto di donare a soggetti con maggiore “esposizione mediatica” rispetto all’emergenza pandemia (ospedali, Protezione civile, ecc.), annullamento di tutti gli eventi di raccolta fondi programmati (i mesi primaverili sono i più proficui per quanto riguarda i banchetti solidali nelle piazze italiane, gli eventi di charity, le cene di fundraising), e imponendo un blocco a tanti servizi che prevedevano quote di rimborso pubblico o privato.
Pur senza abdicare ai propri compiti, insomma, il Non Profit e le imprese sociali italiane si stanno trovando nella necessità di far fronte a un impatto finanziario – sia per quanto riguarda la gestione immediata del cash flow che degli investimenti in sviluppo nel medio termine – decisamente negativo. Un problema contingente, ma che rischia di far sentire i propri effetti soprattutto in prospettiva, dal momento che, come sottolinea la portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore, Claudia Fiaschi, «non possiamo interrompere la nostra attività che oggi sostiene migliaia di persone fragili che devono poter continuare a contare su di noi. Un numero destinato a crescere irrimediabilmente dopo la fine di questa emergenza, quando saremo costretti a confrontarci con ancora più povertà e diseguaglianze. Gli effetti di questa crisi potranno rendere ancora più debole la nostra società e verranno colpite soprattutto le persone in difficoltà materiale e in marginalità sociale. Si allenteranno i legami e le relazioni sociali e migliaia di associazioni, di imprese sociali, di luoghi di benessere, crescita e socialità, saranno costretti a chiudere se non saranno aiutati a ripartire. Terminata la fase di emergenza, il nostro Paese potrà rialzarsi solo se avrà saputo sostenere chi si è sempre occupato di proteggere le persone».
A intervenire sul tema, rafforzando questo pensiero, è anche Giuseppe Guzzetti, ex numero uno di Fondazione Cariplo (realtà che ha guidato per vent’anni, oltre a essere stato a capo di Acri), che in un’intervista a Affari e Finanza di Repubblica ha osservato che «bisogna garantire la coesione sociale in tutti i territori, e così nel Paese. Lo si può fare stando accanto al Terzo Settore, che oggi soffre per le minori donazioni, ridottesi di un terzo perché focalizzate sugli aiuti sanitari urgenti. Però un'indagine Doxa mostra che il 69% degli italiani in questi mesi ha donato, è un 30% in più rispetto allo scorso anno. In più molti giovani volontari si sono mossi, anche in sostituzione di anziani volontari rimasti bloccati in casa. Ritorna il valore della comunità: la gente è generosa, specie perchè tocca con mano i problemi vicini e le opere per arginarli. Quel che le Fondazioni devono fare è non far seccare questi filoni quando l'emergenza finirà, ma orientarli sui bisogni sociali e del welfare, drammatici già prima che iniziassero i contagi».
Guzzetti, portando lo sguardo sulle Fondazioni di origine bancaria, aggiunge: «Le Fondazioni da anni, oltre a erogare miliardi, fanno innovazioni sociale e sperimentano nuove forme di intervento: edilizia sociale, welfare di comunità, contrasto alla povertà educativa. Quest'ultima iniziativa, prorogata sino al 2021 grazie al credito di imposta riconosciuto dallo Stato, ha permesso di destinare - tra 2016 e il 2018 - 120 milioni l'anno contro la povertà educativa di 1,2 milioni di bambini, togliendone 500 mila dalla povertà. Quel modello, credo, si debba replicare oggi per l'assistenza agli anziani e alle altre priorità strategiche».
Da Acri un Sollievo alle criticità
È il primo sostegno importante è stato proprio quello messo in campo dalle Fondazioni di origine bancaria, da sempre “polmone” finanziario del Terzo Settore. «Già nel mese di marzo i singoli enti hanno messo in campo sui territori di riferimento stanziamenti per 35 milioni di euro», ricorda Francesco Profumo, presidente dell’Acri. Un primo passo in ordine sparso, cui è seguito un intervento di sistema della stessa Associazione delle Fondazioni di origine bancaria, che attraverso il Fondo Nazionale Iniziative Comuni ha deliberato l’attivazione di un Fondo di garanzia rotativo a sostegno delle esigenze finanziarie delle organizzazioni del Terzo Settore. Idea che ha preso ufficialità il 30 aprile con la sottoscrizione tra Acri e Intesa Sanpaolo dell’iniziative denominata Prestito Sollievo, che «mette in sinergia le rispettive risorse e competenze per assicurare un sostegno al mondo del Non Profit, che rischia di trovarsi in grande difficoltà per la sua strutturale fragilità dal punto di vista finanziario», come spiegato in un comunicato. Si tratta di un’offerta di finanziamenti dedicati alle organizzazioni del Terzo Settore (Onlus, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative e imprese sociali), erogati da Intesa Sanpaolo e garantiti da un apposito Fondo rotativo attivato dalle Fondazioni di origine bancaria. Con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro, che, integrata da ulteriori contributi volontari da parte di singole Fondazioni – finora si sono aggiunte Compagnia di San Paolo e Fondazione Con il Sud, con un milione di euro ciascuna, Fondazione Carispezia con 40 mila euro e Fondazione C r Fermo con 20 mila euro – e grazie a un effetto di leva finanziaria e all’intervento aggiuntivo del Fondo di solidarietà e sviluppo di Intesa Sanpaolo Prossima, permetterà l’erogazione di finanziamenti per almeno 50 milioni di euro, portando così liquidità a migliaia di organizzazioni. A questo le Fondazioni hanno affiancato un Fondo di 500 mila euro, che consentirà di abbattere gli interessi passivi dei finanziamenti erogati. I finanziamenti - della durata fino a 24 mesi - vanno da un minimo di 10 mila a un massimo di 100 mila euro.«Acri coordinerà l’operazione sul piano dell’interlocuzione con le rappresentanze del Terzo Settore, della sottoscrizione degli accordi con l’istituto di credito, del richiamo dei contributi accantonati dalle Fondazioni, del monitoraggio dell’iniziativa e della rendicontazione periodica.», spiega Profumo, «L’iniziativa nasce dalla consapevolezza che, se per il mondo delle imprese il Governo sta mettendo a punto misure straordinarie di contenimento degli effetti collaterali dell’emergenza sanitaria, per il mondo del Terzo settore, in particolare dell’associazionismo, non sembrano disponibili misure adeguate a garantirne la continuità. Le realtà del Terzo settore, infatti, oltre a subire le conseguenze dell’interruzione dell’attività, scontano una strutturale debolezza e fragilità dal punto di vista finanziario, che si accentua in questa fase che le vede impegnate nel concorrere a fronteggiare i disagi sociali delle fasce più deboli della popolazione, limitandone le possibilità di resilienza. Queste realtà, se non adeguatamente supportate sul piano finanziario, rischiano di subire contraccolpi che ne minano alle fondamenta le possibilità di sopravvivenza».
Con Invitalia un fondo per «costruire»
Parallelamente, è stata avviata un’altra importante iniziativa di sistema promossa da Invitalia, l'Agenzia nazionale per lo sviluppo di proprietà del Ministero dell'Economia, e dalla Fondazione Italia Sociale, soggetto partecipato da aziende, università, banche e fondazioni che ha lo scopo di sostenere, con l’apporto di risorse finanziarie e di competenze gestionali, la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti del Terzo settore. Il progetto di chiama «Costruisco», e ha l’obiettivo di rafforzare il Terzo Settore italiano, destinando allo stesso nuove risorse finanziarie, pubbliche e private, e ottimizzando la gestione di quelle già disponibili», come ha spiegato Domenico Arcuri, Ad di Invitalia. «Il Fondo Costruisco ambisce a diventare, nel prossimo ciclo di programmazione comunitaria, uno degli strumenti più innovativi a sostegno della crescita delle iniziative economico-solidali, attraverso l’offerta di un mix integrato di agevolazioni reali e finanziarie: garanzie volte a facilitare l’accesso al credito bancario da parte delle imprese sociali e delle altre forme di Enti del Terzo settore; soft loan e grant a copertura delle spese di rilancio delle organizzazioni non profit e degli investimenti necessari a soddisfare la nuova domanda sociale correlata all’emergenza sanitaria; servizi di consulenza e di accompagnamento progettuale».
«Costruisco agirà in maniera complementare e sinergica con altri programmi - pubblici e privati - a sostegno del non profit», aggiunge Enzo Manes, presidente di Fondazione Italia Sociale: «Vogliamo contribuire ad ottimizzare le opportunità di finanziamento che ad oggi sono già disponibili ma non sempre valorizzate al meglio. Le risorse oggi destinate al Terzo Settore italiano sono difficili da ottenere e da utilizzare, e per molte organizzazioni l’accesso è un vero e proprio percorso ad ostacoli. In un momento in cui è cruciale accelerare quanto più possibile il ritorno alla normalità non si può lasciare che le risorse pubbliche restino inutilizzate».
Il Progetto Costruisco, oltre alle attività di finanziamento, prevede anche l’erogazione di servizi di consulenza alla pubblica amministrazione per la progettazione e gestione dei fondi destinati al Terzo Settore, e un apporto di know how e capacity buiding in materia di finanza per il sociale, con interventi di scouting/advisoring di progetti scalabili e replicabili su tutto il territorio nazionale e azioni di valorizzazione delle esperienze di successo e di promozione del networking.