Il lockdown ha messo in crisi i ladri
-
26 Gennaio 2022
Rapine e furti in calo nel 2020, più che dimezzati (-56%) rispetto all’anno precedente gli assalti alle banche, e sono il 41% quelli falliti. Sulla riduzione degli eventi criminosi hanno pesato senza dubbio le misure di restrizione alla mobilità imposte dall’emergenza Covid. Ma emerge nettamente il valore del costante aumento delle misure di sicurezza fisiche implementate presso le filiali. È lo scenario che emerge dall’ultimo Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria realizzato da Ossif, frutto della collaborazione tra l’ABI e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza
Tra i settori messi in crisi dall’emergenza Covid e dalle conseguenti restrizioni messe in atto nel corso del 2020, nei periodi di picco della pandemia, c’è anche quello della criminalità “fisica”, ovvero quella ancora dedita al vecchio mestiere del furto e della rapina contro banche, uffici postali, esercizi commerciali e postazioni ATM. Nel 2020, infatti, le rapine commesse in Italia sono state circa 20.000, il che significa un calo del 17,6% rispetto al 2019. Una contrazione dovuta senza dubbio alle condizioni eccezionali imposte dall’emergenza sanitaria, ma che va oltre: si tratta infatti di un trend in calo pressoché costante ormai dal 2013 (anno del massimo picco, con 43.000 rapine), e che indica quindi come – al di là delle eccezionalità – il sistema di prevenzione e risposta agli atti criminali, e gli investimenti che le diverse realtà hanno messo in campo per la sicurezza fisica, banche in primis, portano a risultati tangibili.
Sono insomma dati importanti e confortanti quelli che emergono dall’ultimo Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria promosso da Ossif (il Centro di Ricerca dell’ABI sulla Sicurezza Anticrimine), frutto della collaborazione tra l’ABI e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e pubblicato a fine 2021. Un documento corposo e ricchissimo di dati, che consente di approfondire la conoscenza del modus operandi criminale, analizzare l’incidenza dei danni procurati a ciascun settore economico ed evidenziare le aree territoriali maggiormente esposte. «Un patrimonio informativo che non rimane confinato in un esercizio di studio ma che ha un’immediata ricaduta pratica nel fornire il necessario supporto alla definizione delle strategie di prevenzione e contrasto da parte dell’Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, degli Istituti di credito e degli altri soggetti economici interessati», spiegano nell’introduzione Gianfranco Torriero Vice Direttore Generale ABI, e il Prefetto Vittorio Rizzi Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Direttore Centrale della Polizia Criminale. «Il Rapporto ha l’obiettivo primario di analizzare la distribuzione dei reati appropriativi ai danni dei singoli comparti esposti al rischio. Solo in questo modo è possibile studiare i fenomeni rapina e furto nella loro accezione più ampia: le strategie di prevenzione avviate in uno specifico settore, piuttosto che determinare una riduzione assoluta del fenomeno, possono indurre un semplice “spostamento” del rischio verso altri comparti ugualmente esposti. Un monitoraggio trasversale dei rischi rapina e furto, pur nella difficoltà di far dialogare fonti statistico-informative autonome e non coordinate, è il primo e fondamentale passo per la costruzione di un linguaggio e di una base conoscitiva comune».
I settori (e i territori) più a rischio
Passando al merito dei dati del Report, anche nel 2020 le rapine effettuate in pubblica via hanno rappresentato oltre la metà delle rapine totali (il 55,4%). Seguono le rapine negli esercizi commerciali (15,2%), in abitazione (7,9%), in locali ed esercizi pubblici (3,4%), in farmacia (2,1%), ai distributori di carburante (1%), in tabaccheria (0,8%), negli uffici postali e alle dipendenze bancarie (0,6%). Il calo delle rapine ha caratterizzato tutti i diversi settori analizzati ed è stato particolarmente evidente per le rapine in banca che si sono più che dimezzate (-56,3%). La diminuzione è stata superiore al 30% anche per le rapine in locali ed esercizi pubblici, negli uffici postali, ai distributori di carburante, in farmacia e in tabaccheria. Un calo ha comunque caratterizzato anche le rapine in pubblica via, negli esercizi commerciali e nelle abitazioni con percentuali superiori al 10%.
Analizzando l’andamento delle rapine negli ultimi dieci anni per area territoriale, emerge chiaramente come la diminuzione del fenomeno criminoso abbia caratterizzato tutte le aree del Paese. Se a livello nazionale le rapine si sono dimezzate passando dalle 40.549 del 2011 alle 20.000 del 2020 (- 50,7%), un calo ancora più evidente ha caratterizzato le regioni del Sud (-61,8%) e le Isole (-61%). Le rapine si sono concentrate prevalentemente proprio nelle regioni del Sud (fino al 2018) o nelle regioni del Nord-Ovest.
Banche più sicure
Sono state 119 le rapine subite dalle banche, con un calo del 56,3% rispetto alle 272 verificatesi nel 2019, un calo progressivo degli eventi criminosi che perdura ormai da un decennio. Rispetto al 2011, anno in cui si erano verificati quasi 1.400 casi, il calo supera il 91%.
Il forte decremento delle rapine non si è caratterizzato solo in termini assoluti ma anche in termini relativi. Il cosiddetto indice di rischio, ossia il numero di rapine ogni 100 sportelli bancari, è stato pari a 0,5 nel 2020, contro un valore di 1,1 registrato nel 2019 e 4,1 avuto nel 2011. In sostanza, il calo delle rapine è stato molto più significativo della riduzione degli sportelli presenti sul territorio che, negli ultimi dieci anni, sono diminuiti di quasi 10 mila unità, pari ad un calo del 27%.
Ma c’è un dato ancora più significativo: negli ultimi dieci anni risulta in costante crescita la percentuale di rapine fallite che è stata pari al 41,2% nel 2020 contro il 20,6% del 2011. Il dato dimostra come le diverse azioni di contrasto e prevenzione della criminalità adottate dalle banche si stanno rilevando efficaci non solo dal punto di vista della riduzione degli eventi, ma anche per quanto riguarda la riduzione della probabilità di portare a compimento i reati.
Il decremento delle rapine ha comportato una marcata riduzione dell’ammontare totale sottratto che, nel periodo considerato, è sceso di oltre 20 milioni di euro: si è infatti passati dai 25,1 milioni rapinati nel 2011 ai 2,7 del 2020, pari ad un calo dell’89%. D’altra parte, l’ammontare medio per evento è stato caratterizzato da un trend crescente: dai 22,9 mila euro per evento registrati nel 2011 si è arrivati ai 39,5 mila euro proprio nel 2020.
«In tema di sicurezza», osserva il Direttore Generale dell’ABI Giovanni Sabatini, scorrendo i dati del Rapporto, «l’impegno del mondo bancario trova conferma anche nel significativo calo dei reati registrato negli ultimi anni. Basti pensare che, rispetto a dieci anni fa, le rapine ai danni delle dipendenze bancarie sono diminuite del 91%, passando dalle 1.382 del 2011 alle 119 del 2020. E tuttavia – ha aggiunto Sabatini - è importante tenere sempre alta l’attenzione e rafforzare ulteriormente la collaborazione con Istituzioni e Forze dell’ordine, per affrontare in modo efficacie le sfide impegnative che il mondo globalizzato ci impone. Anche in ragione di questa complessità, nella fase emergenziale collegata al Covid-19 l’ABI ha ulteriormente intensificato la collaborazione con il Ministero dell’Interno nelle sue diverse articolazioni dipartimentali e territoriali, che rappresentano un presupposto fondamentale a presidio della legalità».
ATM e OTP ancora in pericolo
Una particolare tipologia di furto che accomuna banche e uffici postali è rappresentata dagli attacchi agli ATM, fenomeno che può essere confrontato con i furti agli accettatori di banconote della rete carburanti (i cosiddetti OPT - outdoor payment terminal). La serie storica degli ultimi anni evidenzia andamenti differenti a seconda della tipologia di reato. Mentre per gli attacchi agli ATM bancari, dopo il picco di casi raggiunto nel 2016, vi è stato un positivo andamento decrescente, per gli attacchi agli ATM degli uffici postali gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da una crescita costante del fenomeno. In particolare, nel 2020 si sono verificati 419 attacchi agli ATM delle banche, pari ad un calo del 16,9% rispetto al 2019, e 169 attacchi agli ATM degli uffici postali, con un incremento del 15,8%. Gli attacchi agli OPT sono risultati in crescita fino al picco raggiunto nel 2016, per poi calare sensibilmente fino al valore minimo registrato nel 2019. Il 2020 è stato caratterizzato da una lieve recrudescenza con 352 casi segnalati.
Considerando il numero di attacchi rispetto al numero di punti operativi, il fenomeno degli attacchi agli OPT è risultato sempre più critico rispetto agli attacchi agli ATM. L’indice di rischio registrato per i furti agli accettatori di banconote della rete carburanti è risultato, infatti, sempre superiore e nel 2020, in particolare, è stato pari a 5,2 attacchi ogni 100 distributori, facendo registrare un incremento rispetto al valore di 4,7 registrato nel 2019. Per gli uffici postali
l’indice di rischio è stato pari a 2,2 attacchi ogni 100 ATM (da 1,9 nel 2019), il doppio di quanto registrato per le banche con 1,1 attacchi ogni 100 ATM (da 1,2 nel 2019). Per quanto riguarda gli attacchi agli ATM, la modalità prevalente è stata quella dell’utilizzo di gas e/o esplosivi (71% dei casi per gli uffici postali e 65% dei casi per le banche), seguita dagli attacchi con scasso/effrazione e da quelli con rimozione dell’apparecchiatura. Gli attacchi hanno fruttato ai malviventi mediamente più di 35 mila euro.
I Furti
Altro filone di indagine del Report è quello che riguarda i furti, e anche in questo caso i trend portano un confortante segno meno. Nel 2020 i furti totali commessi in Italia sono stati 721.680, pari ad un decremento del 32,7% rispetto al 2019. Così come per le rapine, il dato conferma un andamento decrescente già in corso da diversi anni e che nel 2020 si è accentuato per tutte le misure legate al contenimento della pandemia Covid-19. In particolare, dal picco di quasi 1,6 milioni di casi registrato nel 2014, i furti commessi sono diminuiti di circa 850 mila unità, pari ad un decremento del 54%. Un sensibile calo ha caratterizzato anche il tasso ogni 100.000 abitanti che nel 2020 è stato pari a 1.210 furti ogni 100.000 abitanti, contro un valore di 1.792 registrato nel 2019. Con riferimento alle diverse tipologie di reato, anche nel 2020 i furti in abitazione hanno rappresentato la tipologia più frequente, con oltre 109 mila casi (pari al 15,2% del totale), facendo comunque registrare un calo del 33,8% rispetto al 2019. Seguono i furti ad auto in sosta (11,7%), i furti di autovetture (10,5%) e i furti con destrezza (10,3%).
Dai dati emerge chiaramente la netta predominanza dei furti negli esercizi commerciali (oltre 50 mila casi) e nei locali ed esercizi pubblici (quasi 25 mila casi) ma questo è ovviamente influenzato dal numero di punti operativi esposti agli attacchi. Tra le altre categorie seguono i furti in farmacia con 934 casi, quelli in banca (557 eventi comprensivi degli attacchi agli ATM), nelle tabaccherie (263) e agli uffici postali (232 comprensivi degli attacchi agli ATM). Gli episodi sono risultati in calo per tutte le categorie analizzate a cominciare dai locali ed esercizi pubblici (-47,9%) e dalle banche (-32,4%). Seguono gli esercizi commerciali, con un calo dei furti del 31,1%, le tabaccherie (-15,7%), le farmacie (-12,5%) e gli uffici postali (-4,1%).
Con riferimento all’esito degli eventi, anche in questo caso quelli verso le banche e gli uffici postali si sono confermati essere quelli con il più elevato tasso di fallimento. Oltre la metà dei tentativi effettuati non è stata, infatti, portata a compimento dai malviventi: la percentuale di episodi falliti è stata del 59,1% per i furti in banca e del 57,3% se l’obiettivo erano gli uffici postali. Seguono i furti alle imprese della DMO con una percentuale del 26,1% e i furti nelle tabaccherie che, invece, nella quasi totalità dei casi vengono sempre portati a compimento. I colpi più “redditizi” sono stati quelli agli uffici postali e alle dipendenze bancarie con una media di circa 35 mila euro ad evento, seguiti dai furti in tabaccheria (più di 11 mila euro) e alle imprese della DMO (1,5 mila euro).