Giovani e digitale: pagamenti, Fintech e professioni del futuro
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8 Novembre 2018
Nella seconda giornata del Salone dei Pagamenti la sessione principale è stata dedicata ai giovani e alle professioni del futuro. L’evoluzione dello scenario finanziario nell’era del digitale, dai portafogli elettronici alle start-up, apre nuove prospettive di lavoro ...
“Chi è più innovativo secondo voi? Uber, Airbnb o le banche?” È la domanda che ha posto Dani Schaumann, Global Country Advisor Corporate and Investment Banking Division di Intesa Sanpaolo, ai 600 studenti in sala intervenuti per seguire la sessione del Salone sui giovani e le professioni del futuro, organizzata in collaborazione con Feduf, la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio promossa dall'ABI. La risposta pare scontata, ma Schaumann – che ha scelto Tel Aviv per seguire il mondo dell’innovazione – ricorda che le banche hanno l’innovazione nel Dna, perché la fanno dal Medioevo. È del 1472 la prima banca (italiana!), è del 1564 la prima polizza di carico (italiana!), è del 1623 il primo assegno e poi nel Novecento le prime carte di credito, il primo Atm, ecc. Fino ai nostri anni in cui il digitale ha portato i bitcoin, i digital wallet, i pagamenti contactless. Un mercato, oggi, in cui le banche non operano da sole, ma in un’arena competitiva che vede anche le Big Tech, le start-up, le Telco ad offrire servizi innovativi. Tutto questo costituisce il mondo del Fintech, in cui i digital payyment costituiscono l’area più matura, ma anche cybersecurity, mobile banking, investimenti e finanziamenti, big data e intelligenza artificiale.
A seguire, un format inedito per coniugare il linguaggio della finanza con quello dei più giovani presenti in sala. Tre giornalisti del Sole 24 ore (Stefano Elli, Marco Lo Conte e Mauro Meazza) hanno dato vita a Ciappter Ileven e il Serpente Corallo, un concerto rock in cui brani ispirati alle tematiche bancarie e di economia si sono alternati a brevi e ironiche lezioni di educazione finanziaria (Ciappter Ileven è la storpiatura italianizzata del famoso Capitolo 11 della legge fallimentare con cui gli americani hanno salvato dal fallimento molte aziende a stelle e strisce).
Dal talk musicale al social network planetario e alla bottega di quartiere. La rete degli amministratori delegati di mezzo mondo e la comunità dei lettori che si regalano i libri tra di loro. Sembrano agli opposti, Brian Pallas e Cristina Di Canio, i due trentenni ospiti nella parte finale della sessione, il primo fondatore di Opportunity Network, la seconda titolare della libreria milanese “La Scatola Lilla”. Eppure, come ha detto l’ideatore di The Fool Matteo Flora, nella sua presentazione, “sono entrambi esempi di successo che hanno preso lavori tradizionali e li hanno trasformati con la potenza innovativa del digitale”.
Due storie interessanti
“Aprire una libreria – ha raccontato Di Canio – è sempre stato il mio sogno. E così, sebbene lavorassi per un’azienda a tempo indeterminato, con 14 mensilità e tutte le garanzie, a 26 anni ho deciso di lanciarmi sfidando gli strali del mio capo, che mi ripeteva l’assurdità della cosa, assicurandomi che avrei fallito di lì a poco. E in effetti, avendo scelto un buco di 30 metri quadrati nel quartiere dove sono nata, in una via senza traffico e con la concorrenza di Amazon che in un’ora ti manda qualsiasi libro a prezzo scontato, sulla carta avrei dovuto chiudere nel giro di tre mesi. E invece dopo otto anni sono ancora qui”. Cos’è che l’ha salvata? Per prima cosa un fatto fortuito che lei ha saputo far fiorire. “Un giorno – dice – è entrato un cliente che ha comprato un libro e l’ha lasciato in regalo per qualcun altro. Come si fa a Napoli con la pratica del caffè sospeso. Ho deciso di dare il libro sospeso al primo cliente del giorno successivo. E questo, a sorpresa, ne ha lasciato un altro a chi sarebbe entrato dopo di lui. Nel giro di poco la pratica ha preso piede e io ho voluto raccontarla su Twitter con tanto di foto che documentavano i passaggi e le dediche tra sconosciuti”. Ed è proprio su questo social network che è accaduto il miracolo: “Nel giro di una settimana la mia storia ha raccolto 3 milioni di interazioni e la notizia ha fatto il giro del mondo”. Da quel momento, La Scatola Lilla non ha smesso di crescere: interviste da testate internazionali, un libro tradotto anche in Germania, una pagina Facebook con tante sezioni in cui scrittori e lettori trasmettono in diretta le loro idee sulla scrittura, ma anche un luogo di aggregazione dove ci si incontra per un bicchiere di vino e intanto si ascoltano dal vivo scrittori del calibro di Irene Bignardi o Marco Malvaldi. “Insomma – spiega la libraia – ho dimostrato che i negozi fisici non sono destinati per forza a chiudere sotto i colpi del web. Ma che devono reinventarsi puntando sulle persone, sulla creazione di comunità forti. Una lezione che vale per tutti”. E il vecchio datore di lavoro? “Volevo regalargli il libro, ma non sapevo dove trovarlo: l’azienda nel frattempo ha chiuso”.
Dal locale al globale, la storia di Brian Pallas nasce dal desiderio di fare qualcosa di grande. “Cosa potete fare per lasciare un segno positivo sulla realtà?”, ha detto l’innovatore rivolgendosi a una platea in larga parte composta da studenti delle superiori. “Partite da lì, dal vostro bisogno profondo, e poi costruiteci sopra la vostra azienda. Io volevo creare milioni di posti di lavoro. E ho pensato che per farlo bisogna dare nuove opportunità alle aziende, farle crescere”. È così che nasce Opportunity Network, una piattaforma che mette in contatto gli amministratori delegati di tutto il mondo per favorire l’ingresso in mercati dove non si hanno contatti. Spiega Pallas. “Per esempio, se sono il capo di un’azienda italiana che vuole vendere in Asia o in Olanda, posso accedere alla piattaforma, così come si fa con Linkedin, e avrò qualcuno pronto a darmi una mano. Il problema che avevamo all’inizio era duplice: l’idea funzionava se si raggiungeva un numero significativo di aderenti capaci di coprire ogni angolo del mondo e se sui membri della rete ci fossero state garanzie adeguate. Bene, per l’affidabilità abbiamo deciso di rivolgerci a una rete di banche che hanno per statuto tutti gli strumenti per valutare la serietà dei singoli candidati. Per i numeri, per superare la massa critica, abbiamo lavorato sodo e ora il nostro network aggrega 20 mila amministratori delegati in 125 Paesi, con 170 miliardi di dollari di opportunità di business. E insieme al network, sta crescendo anche la nostra azienda, che oggi ha un team di 120 persone, di cui oltre la metà donne, con 42 diverse nazionalità, una sede centrale a Barcellona e un valore di circa 150 milioni di euro”.